No comment...

No scherzavo dai (ma mica troppo), è che ci sarebbe troppo da dire, però come al solito sarò (o cercherò di essere) breve, per iniziare io lessi tra le tante traduzioni italiane della Bhagavad Gītā” quella dal sanscrito di A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada.

La Bhagavadgītā è un testo "sacro" per gli indù scritto in sanscrito da Vyāsa o Vyāsadeva (un avatar secondario di Viṣṇu, conosciuto come l'Avatar scrittore) autore del Mahābhārata da cui essa è tratta…

Si compone di circadi circa 700 versi (quartine di ottonari) divisi in 18 canti e si presume sia stata composta a partire dal III° secolo a.c. sotto dettatura del dio Ganesh (quello con la testa d'elefante con una zanna spezzata per intenderci) figlio di Shiva

Vi si narra della battaglia di Kurukshetra (letteralmente campo dei Kuru, noto anche come Dharmakshetra cioè campo della giustizia) non essendoci altre alternative a questa guerra simbolica dove il guerriero Arjuna deve combattere ed uccidere (ahinoi) i membri della propria famiglia…

Ok avevo dichiarato di esser breve ed è giunta l'ora di darci un taglio non prima però di averVi edotti sulla (chiamiamola) morale di questo testo "rivelato": la condotta di un guerriero deve sempre rispettare dei doveri e questi devono sempre prevalere sulle norme generali che di regola predicano la non violenza, perché ognuno, durante la propria esistenza, deve offrire tutte le sue azioni, anche quelle violente ma frutto comunque del suo dovere karmico, al ehm, bene del mondo.

p.s. questa lettura (avvenuta all'incirca nei primi anni '80) è frutto di una breve amicizia con una ragazza ehm, "carina" (di cui non rammento il nome ma altre cose non le scorderò…) che bazzicava gli Hare Krishna di Padova, frequentazione che durò meno dei 18 giorni che occorsero alla Battaglia di Kurukshetra... ma che comportò il fare da autista al capo della setta da Padova fino in Svizzera in un paesino dove avevano un centro spirituale con fattoria ecc. di cui non ricordo assolutamente il nome (nemmeno del capo, ça va sans dire), non prima di aver ben mangiato e ben bevuto in un loro ristorante extralusso a Milano… ah sì voglio essere breve, ho finito!

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