Durante questi ultimissimi giorni una bizzarra curiosità pseudo-storica ha portato il sottoscritto a visionare sul noto canale/sito di video in streaming (avete capito di cosa si stia trattando) l'ancestrale filmografia Disneyana, ossia i primissimi cartoon di Mickey Mouse ideati dal grande maestro dell'animazione, lo stesso che alla fine degli anni Venti, precisamente alla vigilia del Crollo di Wall Street, non possedeva ancora quella mega-iper multinazionale più nota sulla faccia della Terra e che si prodigava assai, con enorme fatica e grandi sacrifici, non solo a trovare finanziamenti e finanziatori per le sue opere ma anche ad ottenere un successo che stentava a sorridergli. Un roditore, divenuto fin dagli anni Trenta simbolo incontrastato della cinematografia d'animazione statunitense, ideato da colui che, vuole la leggenda, di ritorno su un treno verso la California rimembrò i topolini che scorrazzavano sulla sua scrivania.
Steamboat Willie, datato 1928, viene erroneamente considerato da gran parte della massa il primo cartoon disneyano: in realtà, antecedente ad esso, erano comparsi in ordine cronologico Plane Crazy e The Gallopin' Gaucho, sempre aventi Mickey come protagonista e l'eterna fidanzata Minnie come comprimaria. Entrambi i predecessori di Steamboat Willie non furono successi e quasi decretarono il fallimento di Walt e del suo geniale topo: il cortometraggio in analisi ribaltò la situazione, in particolar modo a causa dell'introduzione del sonoro, consentendo l'inizio di un mito che prosegue ancora oggi.
Devo attuarvi una confessione: l'analisi che mi accingo a svolgere riguarderebbe una grande moltitudine di primissimi cartoon disneyani, cito diversi titoli: The Barn Dance, The Opry House, The Plow Boy, The Karnival Kid, Mickey's Choo Choo. Impossibilitato dall'analizzare una simile quantità di prodotti filmici, Steamboat Willie è preso in primaria considerazione in quanto "principale" rappresentante di quel periodo cinematografico. La descrizione, tuttavia, intende vertere su gran parte della primitiva serie d'animazione disneyana.
La trama di Steamboat Willie non è di per sè canonica e significativa: ivi Topolino prende le vesti di ingenuo timoniere di una piccola imbarcazione, presumibilmente a scopo commerciale, vessato in continuazione da un severo e presuntuoso Pietro Gambadilegno, assai rozzo rispetto all'odierna raffigurazione dello stesso. Dal battello le vicende improvvisamente si orientano in direzione di una Minnie musicista la quale, una volta che la nave fa scalo presso un emporio situato presso un pontile del fiume sul quale sta navigando la Steamboat, non riesce a salire a bordo, se non grazie all'aiuto dell'amato che cala un gancio antropomorfizzato (!!) atto, prima di raccoglierla e portarla sulla barchetta, a sollevarle educatamente e gentilmente la sottana allo scopo di agganciarsi dolcemente su di essa. I pudici e poco passionali saluti dei due topi vengono interrotti dall'inghiottimento da parte di una ingorda capra della chitarra e degli spartiti in possesso di Minnie: La povera capretta, a causa del bizzarro pranzo, si trasforma in un "juke box", in una scatola musicale animale: tale situazione comica si evolve in un piccolo ma grandioso spettacolo sonoro accompagnato dallo stesso Mickey che sia accinge a "suonare" qualsiasi attrezzo presente sul battello, pentole, bidoni, botti, persino con l'ausilio di gemiti di oche, gatti e maiali. Purtroppo il concerto arriva al termine e ricompare Pietro, nuovamente adirato ed infuriato, lo stesso che sbatte Mickey nella stiva a pelare patate. L'amaro finale si trasforma in frivola comicità una volta che Topolino lancia una patata sbucciata contro quel pappagallo che si stava accingendo a deriderlo nuovamente delle sue sfortune.
Il cortometraggio, nonostante l'assenza del Technicolor e di qualsiasi dialogo, rappresenta un illustre esempio di essenziale ma esilarante comicità da parte di un cartoon: e proprio la poca importanza attribuita alla trama, frammentata, incerta e irregolare, conferisce ad esso una maggiore immediatezza e riuscita degli sketch. Nella sua estrema ma efficace semplicità, il cartoon raccoglie al suo interno notevoli scenette comiche: non solo il gancio "antropomorfizzato" che, umanamente, solleva (e successivamente riabbassa) la sottana di Minnie prima di agganciarsi ad essa per portarla sulla nave, ma anche l'imbarcazione che volontariamente rivolge la poppa verso il pontile, i soffietti che a turno sbuffano vapore e spronano il loro "compare" più minuscolo a seguire regolarmente il gettito di fumo... insomma, quel genio di Disney, oltre che ad antropomorfizzare gli animali, analogamente attua tale stratagemma agli oggetti, una tecnica di comicità che risulta divertente ancora ai nostri giorni.
Un'altra importante caratteristica è la centralizzazione della musica, essenziale al fine di coprire la mancanza di dialoghi e quindi di arricchire il cortometraggio: una serie di primi cartoons disneyani gettano le loro semplici trame sul contesto musicale, da una Minnie piuttosto stonata che accompagna con la chitarra il compare Mickey intento a mungere una primitiva Clarabella, ad un medesimo Topolino che, immerso in uno scenario da giungla nel quale vi sono presenti paradossalmente leoni ed orsi, intona melodie bizzarre e buffe alternati a balletti malfermi. Il suono scandisce le gag (Mickey che utilizza i denti di un ippopotamo come tamburo, stringe il collo di un oca al fine di ricavarne una speciale tonalità), sottolinea gli stati d'animo dei personaggi (comicità, tristezza, apatia, allegria), introduce il paesaggio ed il contesto (barca sul fiume, campagna, circo, giungla, pampa argentina): una tecnica che oggi può risultare scontata, ma che nel 1928 o giù di là regalava una "piccola rivoluzione" all'interno di una neonata cinematografia d'animazione.
Nei cartoons appare palese l'intento del regista di immedesimare il contesto reale in un contesto immaginario: la realtà economico/agreste degli States, la povertà delle classi basse, l'industrializzazione e lo sviluppo tecnologico (incarnato nell'automobile - Disney era grande amico di Henry Ford) in contrasto con quell'idilliaca ruralità espressa in una quasi anacronistica e paradossale arretratezza agricola (aratro a trazione animale, carrozza con cavallo...). Vedo pertanto, in tali opere d'animazione, il tentativo attuato da Disney nell'illustrare, alla maniera di Cervantes, una realtà in piena trasformazione ed a rimpiangere la semplicità agreste dei tempi andati surclassata dalla produzione di massa. Menziono in tale contesto una scena del cartoon The Barn Dance. Topolino e Pietro Gambadilegno si contendono la bella Minnie e giungono entrambi sotto la sua abitazione, tuttavia in possesso di mezzi diversi, Mickey una carrozza, Pietro un'automobile. Una volta che la bella topina scende da loro, si appresta, esteticamente, a prediligere la vettura di Gambadilegno ed a ignorare il povero topo. Ciononostante l'auto si sfascia inspiegabilmente in partenza e Minnie è ben felice di usufruire ora della carrozza di Mickey: Disney sta forse esprimendo al suo pubblico la sua avversione alla nascente società del consumismo/di massa? A voi le considerazioni in merito.
La visione, dopo più di 80 anni dalla sua uscita, di questo cortometraggio ed altri simili comporta un po' di nostalgia e anche di una profonda riflessione: saranno in grado i novelli Jonas Brothers e Hanna Montana, i nuovi cavalli di battaglia Disneyani post-mortem dello stesso Walt, di raggiungere stilisticamente e creativamente le vette raggiunte dai loro predecessiori poco prima degli anni '30?
A voi un altro difficile e soggettivo quesito.
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