Spend for the Axes...or save for taxes?
Se l'attività artistico-cinematografica di Walt Disney risulta nota e apprezzata dal grande pubblico, all'opposto, sottoposta alle più disparate (e disperate) controversie è la sua opera politica, nonché gli ideali di medesima matrice. Ancora oggi, volumi e volumetti, biografie scandalistiche e scoop tardivi si sforzano di smascherare il vero Disney, colui che si celava furbamente dietro innocenti e frivoli animaletti e/o maschere di nobile moralità. Forse l'artista che (più di altri) optò per l'animazione finalizzata all'export di utopistici messaggi di buonismo, armonia, serenità e positività, in realtà scoraggiava a se stesso e per se stesso l'etica che Mickey Mouse e Donald Duck sono soliti palesare nelle loro disavventure.
Da sempre i sospetti/presagi di filo - hitlerismo fondano la propria veridicità nel legame tra Walt e Henry Ford, quest'ultimo, a sua volta, amico "di penna" del Führer, addirittura finanziatore dello NSDAP. Ulteriori dicerie al riguardo sottolineano, poi, l'odio di Disney verso la componente ebraica statunitense, padrona degli allora grandi studios hollywoodiani e imputata di aver più volte rigettato le proposte del Maestro ai tempi della sua acerbità artistica. Insomma, un calderone di chiacchiericci che nel tempo hanno assunto connotati più assimilabili al pettegolezzo scandalistico piuttosto che all'analisi scientifico-biografica dell'autore.
L'integrale visione di The Spirit Of '43 scongiurerebbe qualsiasi tesi idonea a sovrapporre Disney con nazi-fascismo, anzi, sarebbe in grado di esaltarlo come primo devoto alla Bandiera a stelle e strisce, messaggero celeste della Democrazia americana (da esportazione). Ammirevole. A meno che non si attui una piccola precisione al riguardo: il cartoon (e pure il più celebre ed esilarante Der Fuehrer's Face) non sarebbe nient'altro che l'esecuzione materiale di un "ordine" impartito dal Presidente Roosevelt a Walt, ossia la realizzazione di corti d'animazione a scopi propagandistici ed anti-Asse (nel pieno della riscossa alleata post Stalingrado/ Midway/ El Alamein). I dubbi restano. Pazienza. Continueremo a sorbirci simpatiche storielline.
Più che un vero e proprio cortometraggio intento anche minimamente a far sorridere lo spettatore, The Spirit Of '43 delinea una sorta di mastodontico cinegiornale di (giusta e doverosa) promozione bellica: il personaggio di Paperino è costretto a lottare fra un alter ego che lo esorta a spendere in frivolezze lo stipendio appena riscosso, dall'altro lato, un ancestrale Zio Paperone invita l'ingenuo papero a non sperperare i propri guadagni in vista di income taxes destinate all'azione militare. "Ogni dollaro che sprechi in qualcosa di inutile è un dollaro regalato all'Asse".
Una voce narrante grezza e cavernosa appositamente inserita nel minifilm esalta, anzi estremizza i dubbi di Paperino: egli, alla fine, opterà naturalmente la via dell'investimento in pace e democrazia. Terminata questa eccelsa dimostrazione di lealtà alla patria, Donald si eclissa e debuttano immagini puramente guerrafondaie (già routine di altri cartoons disneyani prodotti per i medesimi intenti, come The New Spirit): aerei nazisti abbattuti dai corrispettivi alleati, fabbriche di cannoni e mitragliatrici in azione, colate di metallo fuso pronto a solidificarsi in bombe, navi giapponesi mitragliate e affondate, "mostruosi" sottomarini tedeschi immediatamente silurati, svastiche ingoiate da mulinelli d'acqua, cieli purpurei invasi da roboanti eliche...guns, guns, guns, all kind of guns. Un finale provocatorio e bellicista illustrante il motivo delle privazioni e dell'austerity imposte alla popolazione americana (già provata dopo la crisi del '29): l'incremento dell'industria bellica made in USA, obbligatoriamente da potenziare. Poi, una sola, unica promessa, metaforicamente rappresentata da una schiera di aerei staglianti all'orizzonte, in partenza verso l'ignoto maledetto: la sicura sconfitta del nemico (che in realtà non ha ancora perso le staffe e crede ancora nella vittoria finale) e il ritorno della pace globale.
Indubbiamente il cortometraggio disegna in modo cristallino e decisamente meno frivolo la campagna di esaltazione delle armate alleate, focalizzando in primis l'impegno economico dei sudditi americani nei confronti del loro esercito impantanato nel Pacifico, in Europa e Africa Settentrionale. Se Der Fuehrer's Face demistifica in modo esilarante e grottesco il messaggio nazi-fascista, The Spirit Of '43 mette alla berlina i Capi di Stato nemici con una minore efficacia e "buffa" spontaneità, tralasciando (volutamente) qualsiasi intento umoristico e da "sbellicamento": la serietà/tragicità della situazione bellica internazionale costringe difatti a legare indissolubilmente il reale "Spirito del 1943" con il (necessario) sentimento di riscossa della vilipesa Nazione e, pertanto, inflessibile e schietto dovrà risultare il messaggio fornito dal cartoon. Impossibile paragonare l'efficacia umoristica del Paperino pseudo-fascista, impacciato e ingenuo in Der Fuehrer's Face, con il medesimo di "The Spirit Of ‘43", poco comico, niente gag degne di nota, tendente al serio, al riflessivo, al politicante. Pure i simboli nazisti sono liquidati in quattro e quattr'otto, senza alcuna bonaria "presa in giro"; non c'è più tempo, infatti, per dissacrare la svastica e metterla alla gogna (illustre esempio è Il Grande Dittatore di Chaplin): occorre abbatterla immediatamente e quest'onere viene intascato dalla Bandiera, l'unica a trionfare, sebbene in modo fittizio, su tutti i fronti in cui essa viene coinvolta.
Il cartoon si perde di fatto in una caotica, roboante, chiassosa retorica: stelle e strisce ovunque, raffigurati pure sopra "soffietti" antropomorfizzati, aerei americani svettanti radiosi sugli oceani, ciminiere scarlatte, contrassegni bancari ed allegati denari diretti agli sportelli quasi come pezzi di una catena di montaggio sul rullo meccanico, background cromatici cupi o radiosi a seconda che compaia l'eroe americano o il veivolo dell'Asse, sinfonie ad effetto sinusoidale che lodano/stroncano il nemico o il patriota in base alla contingenza, l'intercalare tenorile della voce narrante alle taxes... un vero e proprio delirio propagandistico che (diciamolo pure) sarebbe il perfetto coronamento dell'attività demagogico-mediatica dell'Istituto Luce e/o del Ministero della Propaganda del Reich.
Eppure, nonostante le smanie di grandezza del cartoon, si resta shockati da cotanta profusione di messaggi, velleità, intenti e sentimenti: calando in Paperino il ruolo dell'Americano Medio, sempliciotto e facilmente corruttibile da ambo le parti, Disney semplifica il messaggio rooseveltiano inneggiante lo "spirito" di democrazia pacifista americana. Attraverso la rotazione di immagini semplici, schiette, concrete e realistiche, magari estremizzate, il Maestro si rivolge a tutti i figli dello zio Tom di buona volontà, poveri e ricchi, intellettuali ed ignoranti, conservatori e riformisti, proponendo loro una propaganda "massificatoria" tipica della retorica guerresca nazifascista, tuttavia l'unica che possa violentemente schiudere la mente più disinteressata e caparbia alla missione prefissata: la scomunica mondiale del totalitarismo e la sua abolizione dalla mente umana.
Funzionò la missione "mobilitatrice" di The Spirit Of '43? Evidentemente, se la riscossa alleata prese avvio con dinamicità e costanza proprio nel 1943, lo "Spirito" illustrato da Disney e Paperino poteva ritenersi soddisfatto della sua opera di radicalizzazione nelle "paludose" coscienze degli yankees. Sicuramente più incisiva e pregnante della pomposa e snaturata retorica di Goebbels & co.
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