Gran parte del fascino e del contenuto “culturale” del fenomeno Steely Dan, in aggiunta alla musica, risiede nella singolarità dei testi e nei giochi di parole in essi contenuti, con espliciti o reconditi riferimenti alla cultura contemporanea Usa. Questo disco solista di Walter Becker (metà degli Steely Dan assieme a Donald Fagen) è, da questo punto di vista, “probabilmente” sulla stessa scia.
Il problema per me è che acquistai anni fa, per un paio di dollari o poco più, questo disco (originale) trovandolo per caso in un Pawn Shop in Usa, dentro la custodia di un disco di Michael Brecker. Pensando di aver fatto un ottimo affare in senso jazzistico, prendo la macchina, rientro sulla 'motorway' con i miei tre o quattro CD acquistati e solo dopo diversi chilometri (miglia!) verso casa metto nel lettore questo disco, per restare comunque soddisfattissimo del “mismatch”.
Quindi sui testi non sarei in grado di pronunciarmi, anche se qualche frase si riesce a capire, nel cantato. Che resta comunque sempre un compito difficilissimo. Più che capire un tassista inglese trovato nei sobborghi di Londra.
Per ciò che riguarda la musica, troviamo, per l’appunto, in questo unico CD solista di Becker, 11 tracks of Whack (che dovrebbe essere un nickname lievemente dispregiativo in senso scherzoso per Walter medesimo) più, probabilmente, una traccia di qualcun altro per un totale di 12 (sorry ma non ho la copertina e non trovo in giro in rete alcunché!). Originale ed abbastanza in linea con la produzione Steely Dan, resta comunque una gemma nascosta ai più. Ogni brano fa un po' storia a se e restituisce la voce particolare ed amata di Walter.
1. “Down In The Bottom”: parte con un bell’arpeggio di chitarra ed un groove di basso e batteria da paura. La voce canta su una base di tensione costante, con un vibrafono di fondo. Solo di chitarra verso la fine. Ti lascia un gusto di novità nei padiglioni.
2. “Junkie Girl”: è una song in stile un po’ west coast ma comunque molto trascinante.
3. “Surf And/Or Die”: l'esempio di come si possa costruire un brano di incredibile tiro attorno ad una sola nota di basso, con una chitarra riverberata poco distante che danza attorno alla nota costruendo il pezzo con accordi armonici alla nota stessa. La voce di Walter racconta, coinvolta emotivamente. La chitarra effettua un solo strano, arpeggi e svolazzi con un lieve chorus. Stupendo.
4. “Book Of Liars”: è in parte sull’orientaleggiante; piano Fender e suoni ovattati per un brano tardo notturno. Sax insinuante e cambi di tonalità al punto giusto.
5. “Lucky Henry”: torna su un tempo più veloce per un’altra botta di energia. Brano singolarissimo, con una chitarra più solare che mai. Becker è bravino assai con la chitarra. E spesso suona anche il basso, sebbene negli Steely Dan i due si concentrino su altri aspetti, composizione, produzione e missaggio, lasciando il compito strumentale di contorno a professionisti di un certo calibro.
6. “Hard Up Case”: tempo funky per un brano che ha un andamento dinoccolante, tipo Go Go music anni ‘70.
7. “Cringemaker”: questo pezzo, tiratissimo, ti entra in testa e lo canticchi per una settimana. Dialogo serrato della sezione ritmica con voce e chitarra. Coretti femminili di risposta a tratti tipo Joe Cocker o simili. Niente altro da dire; lascerei a voi la sorpresa.
8. “Girlfriend”: brano più tradizionale, con sax baritono impazzito ed incontrollato. Piano elettrico a tenere la base.
9. “My Waterloo”: torna l’incedere singhiozzante per una canzone semplice in stile casa-madre.
10. “This Moody Bastard”: è più contenuta e soffusa, con voce e tappeto sonoro molto discreti.
11. “Hat Too Flat”: clangore di piatti e sonorità insolite introducono il pezzo che arriva sino in fondo con sonorità poco familiari a Steely Dan.
12. “Little Kawai”: è una piccola ballad, un quasi valzerino, che chiude il CD degnamente.
Sebbene almeno la metà dei brani siano di alto livello, toni soffusi e chitarre sparse con arpeggi lancinanti non fanno però di quest’opera un capolavoro imprescindibile. Comunque resta, invece, un disco indispensabile, un collector’s item, per tutti coloro che amano gli Steely Dan; qualcosa che completa il quadro, assieme ai dischi di Donald Fagen (che co-produce il disco): The Nightfly (capolavoro storico, insuperato esempio di genere), Kamakiriad (decoroso seguito) e l’ultimo appena uscito Morph The Cat (che ancora non ho avuto il piacere di incontrare).
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