Il padre del romanzo storico senza dubbio è Sir Walter Scott. Non a caso Scott era uno scozzese, cresciuto nel cosiddetto Border, il confine tra le Highlands e le Lowlands, un luogo in cui la storia ci parla da ogni angolo: di clan e castelli, di antica nobiltà feudale e di guerre, per culminare con la più recente battaglia di Culloden, 1746, che segnerà Walter Scott profondamente nel suo immaginario e nel modo di scrivere. Segnato da fanciullo dalla poliomielite, Scott riesce tuttavia ad intraprendere una serie di viaggi a partire dal 1792, anno in cui si laurea e diviene avvocato. Scrive poemetti e inizia il suo primo filone di romanzi ambientati in Scozia, che culminano con Waverley.

Ivanhoe inaugura invece un nuovo filone di romanzi storici, ove si contrappongono sassoni e normanni nell'Inghilterra medioevale. Fu pubblicato fra il 1819 e il 1820, proprio nel periodo in cui Walter Scott divenne baronetto. Considerandosi uno scrittore di transizione, Scott cercò sempre di conciliare il romanticismo dell'epoca con una visione molto razionale nel suo stile descrittivo, tipica dell'uomo di fine Settecento. Ivanhoe ebbe un grandissimo ai tempi delle sua pubblicazione.

Al centro della vicenda troviamo Sir Wilfred di Ivanhoe, nobile cavaliere protetto di Riccardo Cuor di Leone, diseredato dal padre Cedric di Rotherwood, detto il Sassone, che vuole dare l'amata del figlio Lady Rowena in sposa al pigro delfino sassone Athelstane di Conninsburg. Contro di essi si schierano i normanni: il perfido templare Brian De Bois Guilbert, l'infido barone Reginald Front De Boeuf, lo stolto e arrogante capitano Maurice De Bracy, fino ad arrivare al Principe Giovanni Senzaterra e il suo fido consigliere Waldemar Fitzurse. Nella lotta fra le due parti, abbiamo le magistrali scene del torneo Ashby-De-La-Zouch, dove il misterioso Cavaliere Nero con il suo alleato Cavaliere Diseredato sfidano i normanni, e l'episodio di grande impatto al castello di Reginald Front de Boeuf, ove i buoni vengono aiutati da due personaggi illustri: l'arciere Locksley con i suoi fuorilegge e il frate Eremita di Copmanhurst (vi ricordano niente?). Abbastanza importanti sono anche Gurth e Wamba, i due schiavi di Cedric, l'ebreo Isacco di York e sua figlia Rebecca, della quale il templare si invaghisce follemente, arrivando così all'eroico epilogo in cui quest'ultimo deve sfidare a duello Ivanhoe.

Un ruolo predominante lo ricopre il tema della disputa fra Sassoni e Normanni, i primi visti come orgogliosi dell'Isola Britannica, e gli infidi Normanni, volgari e tirannici invasori. In questo si può cogliere un parallelismo con la dominazione inglese della Scozia e un certo sentimento nazionalista di Scott. Altro tema molto importante è l'antisemitismo: Isacco di York viene maltrattato da tutti, non solo perché è un usuraio, ma anche per il solo fatto di essere un "Giudeo", noto atteggiamento di intolleranza molto diffuso sotto il regno di Riccardo I d'Inghilterra. In generale, tutti i personaggi non sono descritti in dettaglio dal punto di vista, lasciando molto spazio all'immaginazione del lettore, preferendo un ritratto psicologico molto più minuzioso.

Nonostante la grande accuratezza di questo romanzo, soprattutto dal punto di vista storico, Scott si diletta a cambiare (o forse compie qualche piccolo errore, non ci è dato saperlo) l'Inghilterra del 1194: Rebecca condannata al rogo sarebbe stata più plausibile nel XV secolo, quando la pratica divenne di uso comune e la citazione riguardante Boabdil di Granada, vissuto circa trecento anni dopo l'epoca di Riccardo Cuori di Leone, è un piccolo anacronismo.

Sono comunque dettagli, se consideriamo che Walter Scott inventò un genere letterario, se pensiamo alla potenza della trama di Ivanhoe e al delizioso modo in cui l'autore narra le vicende. Ivanhoe è um romanzo spesso bollato come narrativa per ragazzi, forse per l'azione continua e l'accessibilità, ma in realtà molto è goduto appieno da chi è adulto e ha una maggiore nozione storica del tempo che fu. Semplicemente grandioso!

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