Pensate a quando la mattina vi svegliate e, con gli occhi appena aperti, non riuscite a trattenere i cattivi pensieri. Pensieri negativi, pessimisti e nichilisti. Oppure quando di sera (anche tarda sera) non riuscite a dormire e a rassegnarvi alle delusioni che avete subito nella vita e cercate di scoprire la ragione di queste delusioni, precipitando in un baratro buio come la pece e vi chiedete il perché siete li, sdraiati sul letto, a corrodervi il cervello domandandovi perché la vostra mente partorisca questi pensieri. Ma la verità è che non c'è una ragione per la quale queste elaborazioni mentali nascono, o meglio, la ragione c'è, ma è così articolata, privata e profonda che anche noi stessi facciamo fatica a capirne il significato e a capire i motivi per cui questi pensieri nascono.

In questi momenti ognuno affronta la sua sofferenza a suo modo. C'è chi scappa cercando la compagnia di parenti ed amici e chi, per scelta o per costrizione, ne rimane dentro e sceglie come unica sua compagna di viaggio la musica. E in questo caso dipende dai gusti musicali, c'è chi si rifugia in De André (Tutti Morimmo a Stento), chi si rivolge ad altri generi musicali come il Dark Ambient, il Black/Doom, il Funeral...

Ero in un momento del genere anche io quando un mattino avviai la riproduzione di questo disco, Watching From a Distance degli Warning. E mi si aprì un mondo.

Gli Warning, nati ad Harlow nel 1994, non suonano nessun genere da me prima menzionato ma sono dediti ad un Doom di vecchio stampo, privo di growl, scream, violini o cori. Questa band però riesce a dare le stesse emozioni che suscitano artisti che suonano generi molto diversi e ben più estremi. Il tutto è dovuto alla batteria cadenzata, lentissima  ed onnipresente che accompagna una chitarra malinconica e dolente la quale tesse la tela di ogni singolo brano, impreziosito dalla cacofonica e azzeccatissima voce del cantante. Voce nasale e monocorde ma che riesce a rendere benissimo la sensazione di dolente smarrimento e rassegnazione che l'ascoltatore vuole sentire.

Il disco è composto da cinque brani della lunghezza media di dieci minuti ciascuno, per una durata totale di poco meno di cinquanta minuti. L'opera si apre con l'esplosione di una chitarra che entra, prima nel cuore e poi, nelle orecchie dell'ascoltatore con un'irruenza gentile ed aggraziata. Poi attacca la voce, e da qui capiamo che tutto quello che stavamo cercando in quei momenti di pessimistica introspezione l'abbiamo finalmente trovato. Arriviamo così pian piano, accompagnati dalla musica, ad una rassegnazione dal sapore agrodolce poiché anche se si placa il "fuoco nero" che prima ci attanagliava, i problemi che ci hanno portato alle emozioni di quel momento non svaniranno e, al massimo, cambieranno forma e sostanza facendoci comunque precipitare nel baratro in cui eravamo stati fino a qualche minuto prima.

L'opera presenta però anche alcuni lati negativi. Prima di tutto il gruppo non aggiunge nulla ai canoni musicali e stilistici del doom classico e, di conseguenza, il disco potrebbe suonare come un qualcosa di già sentito a chi è più avvezzo al doom old school. Seconda cosa, scordatevi qualunque tecnicismo fine a se stesso, qualsiasi accelerata, qualunque esplosione di potenza o progressione, ogni brano che compone quest'opera procede mestamente e solennemente verso la fine, il che rende le tracce sin troppo omogenee e, molte volte, si fa fatica a riconoscerle tanto che analizzarle una ad una sarebbe tedioso sia per me che per voi che state leggendo; ergo consiglio l'ascolto di questo monolite solo in determinati momenti.

Tirando le somme su questo disco direi che, seppur con qualche difetto, è una buona opera grazie anche al grande impatto emotivo che riesce a dare (non avrei mai creduto di poter trovare queste emozioni in un genere così poco estremo). Consiglio perciò, soprattutto a chi non è ancora abituato a questo genere di doom, di far suo questo disco, di non aver fretta di ascoltarlo e di riservarlo per quei momenti da me prima descritti. Al termine, vedrete che anche voi sarete riconoscenti a questa sconosciuta band inglese. 

Voto: 83/100

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