"Mr. Gone" è fra gli album più controversi dei Weather Report, probabilmente il più significativo gruppo fusion, capitanato dai leggendari Joe Zawinul (1932-2007) e Wayne Shorter (1933). I due sono diventati famosi come tastierista di Cannonball Adderley (il primo) e sassofonista di Miles Davis (il secondo), oltre ad avere dalla loro dei fantastici album da leader.
Fino al 1977 i Weather Report non hanno sbagliato un colpo. Fra capolavori conosciuti e riconosciuti in tutto il mondo (l'omonimo esordio, "Mysterious Traveller", "Black Market", "Heavy Weather") e ottimi dischi considerati minori solo perché vicini a suddetti masterpieces, il gruppo è il protagonista principale del boom del jazz fusion degli anni '70.
Dopo l'ennesima consacrazione planetaria a mostri sacri del jazz con "Heavy Weather", la mente del gruppo Joe Zawinul vuole fare qualcosa di nuovo. Se, in situazioni analoghe, molti musicisti cercherebbero di ripetersi con un disco simile al precedente, Zawinul spiazza tutti. O, per essere più precisi, Joe porta ad estreme conseguenze i punti di forza del disco del 1977, come la radiofonicità di "Birdland". Viene fuori un disco con richiami alla musica disco (alcune parti di batteria, come quella in "River People" suonata da Jaco, lo dimostrano) e attenzioni alla commercialità (nel senso positivo del termine) dell'opera.
Ma l'eccessiva produzione e gli arrangiamenti a volte esagerati non permettono all'album di ripetere il successo commerciale del suo predecessore. Infatti all'epoca "Mr. Gone" non ebbe fortuna, anzi venne considerato un passo falso, una brutta parentesi fra "Heavy Weather" e il duo "8:30/Night Passage".
Ma "Mr. Gone" è un bell'album, pur se complessissimo.
Per comprenderlo, è necessario tornare a parlare di Joe Zawinul. E' lui il protagonista principale, a volte assoluto, di questo disco. Joe scrive quattro degli otto pezzi presenti e ne arrangia cinque (i suoi più "The Elders" di Wayne Shorter). Joe suona di tutto, addirittura suona troppo, nel senso che, come già detto, gli arrangiamenti dell'album sono talmente complicati e complessi da affossari i contributi di Shorter e Pastorius.
E' questa una delle tante peculiarità di "Mr. Gone": i due impareggiabili talenti di Wayne e Jaco faticano a trovare una loro dimensione. Le linee di basso vengono spesso doppiate dalle tastiere, quando non sono suonate esclusivamente da esse. Per quanto riguarda il sassofonista, alcuni critici, all'indomani della pubblicazione, ipotizzarono che il misterioso "Mr. Gone" del titolo fosse proprio Shorter, tanto marginale fu la sua presenza nel progetto.
Inoltre, come purtroppo è sempre accaduto nei 15 anni d'attività del gruppo, il ruolo del batterista cambia continuamente. Ci sono apparizioni di grandi nomi, come Steve Gadd, Tony Williams e Peter Erskine, che diverrà il batterista ufficiale solo successivamente.
E' inutile fare un track-by-track del disco, nel quale ci sono pochi pezzi memorabili, come la nuova versione di "Pinocchio" di Shorter (già pubblicata su "Nefertiti" di Miles Davis), dove c'è da citare il gran lavoro di Peter Erskine, "Young And Fine" con Wayne finalmente in evidenza e la conclusiva "And Then" (Deniece Williams e Maurice White degli Earth Wind & Fire alla voce), oltre alla prima versione di "Punk Jazz" di Jaco.
"Ma allora perché dai quattro a questo disco se ha così tanti difetti?" chiederete voi. E io rispondo: questo è, di per sé, un disco da 3, massimo 3.5, ma merita quattro stelline per l'idea, il coraggio e la diversità, qualità che lo rendono unico nella discografia dei Weather Report. In sostanza, ascoltatevi quest'album, non aspettatevi i soliti Weather, questa è altra cosa, altra musica. Ma, come scrive Bill Milkwoski nelle liner notes della versione compact disc, questo è (a suo modo) "a landmark release".
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