Magnifico album, questo "Night Passage" si può a buon diritto considerare la summa di tutte le esperienze musicali assorbite da quei quattro 'ragazzotti' che componevano il nucleo fondamentale dei Weather Report.

Per la cronaca dopo i fasti dell'acclamato "Heavy Weather" ed il gradevole esperimento "Mr. Gone" la band cardine del movimento fusion, composta dai talentuosi Joe Zawinul, Wayne Shorter, Jaco Pastorius e Peter Erskine (rispettivamente tastiere, sax, basso, percussioni) affiancati per l'occasione da un ulteriore percussionista Robert Thomas Jr., si immerge in un lavoro estremamente consapevole, partorendo un'opera matura dalle cadenze soft, e sfoderando, in otto autentiche gemme, una tecnica mista ad una espressività veramente disarmanti. Il tutto è magicamente evidenziato da sonorità morbide e sfumate che compongono un quadro sofisticato ma allo stesso tempo diretto e coinvolgente.

A fare da apripista è il brano omonimo, caratterizzato da un continuum ritmico discreto nel suo incedere; l'impatto è da subito attutito, le tastiere ed il sax guidano le danze  verso un motivo finale accattivante, attraverso una serie di preziose e giocose variazioni sul tema (splendida è l'esecuzione di Jaco, con il basso che ad un certo punto sembra avvolgere completamente gli altri strumenti) che dimostrano quanto i nostri siano in grado di svincolarsi a piacimento dai parametri che definiscono la forma brano, da loro stessi fissati, per poi rituffarvisi spudoratamente come risucchiati da una forza più grande di loro.

Proseguendo nell'ascolto si può bene apprezzare l'equilibrio a livello di dinamiche  che caratterizza il corpus dell'intera opera. A brani più intimisti come "Dream Clock", la crepuscolare "Forlon" e la celebre "Three Views Of A Secret" di Pastorius (un trittico semplicemente "da paura"), si contrappongono momenti decisamente sostenuti, di stampo fusion, con passaggi più spiccatamente free - jazz, come la bellissima "Fast City", la divertente "Rockin' In Rhythm" (di Duke Ellington), o la prorompente "Port Of Entry", spesso impreziositi dalle furiose progressioni dei singoli strumentisti (sempre di gran gusto, e mai sfocianti in sterili e freddi tentativi di autocompiacimento).

 In questo lavoro denso e suadente trovano spazio anche gli sperimentalismi dell'ultima traccia "Madagascar", in cui si richiamano atmosfere esotiche (quasi da giungla selvaggia); i nostri sembrano divertirsi un mondo, sono fluidi, sembrano voler confessare di aver raggiunto un distacco ed una leggerezza che gli consente di librarsi sulle ali della loro capacità di improvvisazione. Proprio questa fluidità scaturisce in una energia vibrante, principale ragion d'essere e collante di questo autentico capolavoro. Per raggiungere l'equilibrio occorre disciplina ed abbandono. Essenzialmente la disciplina serve per divenire consapevoli e quindi incanalare la creatività, mentre l'abbandono permette al flusso di attraversarti in lungo ed il largo" disse una volta qualcuno di cui non ricordo bene il nome. 

Un ultimo pensiero va a Joe Zawinul, scomparso di recente; grande musicista, ottima persona ed una vita dedicata a qualcosa di immenso ed indefinibile: la musica. 

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