Sei album in dieci anni. Sulla prolificità dei Weezer davvero nulla da dire.
Rivers Cuomo e compagni si erano un pochettino persi, pubblicando due album come “Raditude” (un disastro assoluto su tutta la linea) ed “Hurley” (un gradino sopra, ma sempre mediocre). I due album successivi però, “Everything Will Be Alright In The End” ed il “White Album” li hanno risollevati e rimessi decisamente in carreggiata.
A quel punto Cuomo inizia a scrivere con il proposito di buttar giù idee più dark per un ipotetico “Black Album”, ma si rende conto che i pezzi che stanno venendo fuori sono di tono troppo leggero; accantona quindi il progetto originario (previsto in ogni caso per la prossima primavera) e mette insieme questo nuovo “Pacific Daydream”.
Secondo lo stesso frontman, il nuovo lavoro suona come se “i Beach Boys avessero un bellissimo figlio con i Clash”, ed è una descrizione piuttosto accurata. Purtroppo però “Pacific” si rivela un album sufficiente ma con qualche passaggio a vuoto di troppo. Il disco, infatti, decolla subito con la bella “Mexican Fender”, a conti fatti l’unico pezzo davvero rock del disco (bello il riff di chitarra, in pieno stile Weezer) e prosegue con (guardacaso) “Beach Boys”, brano pop perfetto con vaghe inflessioni reggae e funky. Anche “Feel Like Summer”, per quanto a tratti scimmiotti alcune scontatezze pop che dominano le classifiche mondiali, porta a casa la pagnotta grazie alla grande classe di Cuomo nella costruzione di melodie incisive e calibrate.
Nel resto dei pezzi, purtroppo, si registra una quantità di riempitivi troppo alta, come nel caso di “Weekend Woman”, “Sweet Mary”, “La Mancha Screwjob” (bruttina) e “Get Right”. C’è un impennata con l’ottima “QB Blitz”, ultimo brano promozionale estratto e forse unico pezzo oltre all’opener in pieno stile Weezer, ed il tutto si chiude benino con la sufficiente “Any Friends Of Diane’s”.
“Pacific Daydream” non è un disastro come “Raditude” ma non conferma nemmeno i livelli eccellenti di nuovo raggiunti con le ultime due prove di studio. E’ un buon disco dei Weezer, che come al solito regala almeno due-tre grandi pezzi ma che fallisce parzialmente nel confermarsi in toto.
Un buon antipasto del ben più curioso progetto “Black Album”, non da disdegnare ma nemmeno da incensare.
Brano migliore: QB Blitz
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