Nella storia (recente e non) del rock esistono dei dischi che rappresentano una "mosca bianca" nella carriera di determinati artisti, dischi che sfuggono alle noiose interpretazioni e alle comode etichette appiccicate da chi vende, recensisce e anche da chi ascolta, "parenti sospetti" presentati sotto le spoglie di apparenti suicidi commerciali ma che in molti casi guadagnano, con il passare degli anni e delle parole tra le bocche dei fan, un prestigio e una rivalutazione completamente impreviste e inaspettate.

E' il caso di "Pinkerton" il secondo album dei Weezer, band americana guitar oriented ormai famosissima per i suoi singoli orecchiabili basati su melodie immediate e chitarre fragorose, divenuto diversi anni dopo l'uscita di questo lavoro uno dei gruppi rock più conosciuti del mondo, con video regolarmente in heavy rotation su MTV.

A dire il vero la prima ondata di popolarità Rivers Cuomo e i suoi la conobbero già a inizio carriera con il loro debut "Blue Album" che, trainato dalla memorabile hit "Buddy Holly" li impose come la band rivelazione del 1995, mentre paralellamente un altro membro del gruppo (il bassista Matt Sharp) otteneva simili risultati con il side project The Rentals e il singolo "Friends Of P. ".

Tuttavia l'anno seguente dei Weezer profondamente diversi si ripresenterarono al pubblico che ancora fischiettava i simpatici ritornelli del loro esordio discografico: look trascurato se non addirittura sciatto, video low budget, promozione scarsa ed enigmatica. Il corrispettivo sonoro si rivelò d'altra parte pienamente in sintonia con questa nuova veste: sì perchè se il "Blue Album" era un disco allegro, ironico, cazzone e giocato sull'interazione tra il gruppo e l'ascoltatore attraverso un power pop scanzonato e testi adolescenziali, "Pinkerton" era invece un album morto, cupo, a tratti depresso e sicuramente schizofrenico, completamente in balia degli sbalzi di umore di Cuomo che, da quanto racconta egli stesso, viveva un delicato momento personale. Cuomo se ne fregò altamente di scrivere testi che potessero entrare in empatia con gli studenti dei college americani (che fino a quel momento rappresentavano il target principale del loro pubblico) scegliendo di buttare sui pezzi le sue angosce interiori riferendosi spesso a specifiche vicissitudini della sua vita privata incurante dell'idea e della comprensione che avrebbero potuto sviluppare gli spettatori sui temi trattati.

Cuomo qua sfodera tutto il suo campionario di ossessioni senza badare a metafore o artifici retorici: le ragazze giapponesi, i suoi complessi di nerd liceale come in "The Good Life" ("when i look in the mirror i can't believe what i see/ tell me who's that funky dude starin' back at me… . i ain't no Mr. Cool/ i'm a pig i'm a dog) il perenne dubbio di essere un "patetico fallito" e altre seghe mentali in un crescendo emotivo che raggiunge il suo culmine quando parte "Pink Triangle", una canzone incentrata sull'essersi follemente innamorato di una lesbica che ovviamente non corrisponde il suo sentimento… il menù di "Pinkerton" offre questo e molto altro, il tutto, come descritto anni dopo dal frontman stesso, sbattuto in faccia alla maniera di uno che una sera si ubriaca, sale su un tavolo e inizia a urlare addosso quello che pensa di sè stesso e della vita in generale.

Cuomo sbraita, sbava, inveisce, si strazia, delira, sputa sul microfono, sussurra dolcemente e subito dopo lancia un urlo disperato completamente fuori sincrono come nell'iniziale "Tired Of Sex", brano manifesto dell'album caratterizzato da un testo nonsense allucinato, riff ossessionante e synth malato a corredare il tutto: la potente "Getchoo" e la caotica ballad "No Other One" illustrano come il tema portante del disco sia la frustrazione per l'incomunicabilità con l'altro sesso e i sintomi evidenti della "crisi di mezza età" (anche se il cantante aveva all'epoca 26 anni), esclusivamente narrato (e spesso sostenuto da cori quasi da osteria) in prima persona in uno sfacelo sonoro in presa diretta, secco e distorto alla maniera dei Pixies e dei Pavement.

Il suono di "Pinkerton" è in ogni caso compatto e omogeneo: atmosfere cupe (malgrado siano prevalentemente usati accordi in maggiore), chitarre ruvide e dissonanti, strutture melodiche traballanti e soggette a continui cambi di tempo ("Across The Sea") che tradiscono in un certo senso le radici progressive metal dello stesso Cuomo, il quale condisce tutti i brani con un cantato sofferto, amaro e rabbioso: le uniche concessioni allo stile del debut album sono la "buddyholliana" "Why Bother?" e il singolo "El Scorcho", una versione sbilenca e stralunata di "The Joker" della Steve Miller Band (con tanto di furiosa accellerata a metà canzone che ne compromette il potenziale commerciale).

Quest'album fu all'epoca un flop enorme, uscì quasi immediatamente dalle classifiche e provocò il conseguente scioglimento della band, che si riunì diversi anni dopo e senza Matt Sharp (il quale era probabilmente il vero artefice degli arrangiamenti storditi qui presenti): inoltre pare che i Weezer non abbiano più suonato dal vivo alcun brano del disco, a conferma delle vibrazioni negative che ancora oggi compromettono il giudizio dello stesso Cuomo, sempre restio a parlarne se non con palese imbarazzo. Eppure, 10 anni dopo, "Pinkerton" ha godoto di una felice riabilitazione da parte di critica e pubblico, diventando un apprezzatissimo disco di culto, tant'è che nonostante le scarsissime vendite alla sua uscita nei negozi, ora è arrivato al "disco d'oro" e girando nel web lo si vede al 7mo posto nella classifica degli album del '96 su RateYourMusic, e nel 2002 è comparso al 16mo nella classifica dei migliori di tutti i tempi stilata dai lettori del Rolling Stone, oltre a essere generalmente riconosciuto come una delle opere fondamentali per capire il rock degli anni '90.

A proposito del Rolling Stone, alla sua pubblicazione fu bollato con una stella e l'infame sentenza "worst record of '96"… nel 2004, in seguito al clamoroso riscontro "postumo", fu pubblicata una nuova recensione, stavolta entusiasta, con ben 5 stellette assegnate, le stesse che assegno io in questo momento, meritatissime.

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