Due anni fa “Everything Will Be Alright In The End” è servito da reboot per la carriera dei Weezer, carriera che ha subito un brusco rallentamento dopo tre dischi tra il deludente ed il disastro (“Raditude” su tutti, davvero un passo falso molto pesante, un paio di pezzi a parte).

Già dal singolo “Back To The Shack”, vera e propria dichiarazione d’intenti, l’operazione è stata un felice successo ed il seminale trio statunitense si è ripreso credibilità artistica ed alta classifica americana. Adesso però è arrivata la vera prova del nove con questo decimo album in studio, battezzato per la quarta volta con il nome della band e riconosciuto come “White Album”.

La scelta dei Weezer è giusta e saggia: via un po’ a sorpresa il produttore Rick Ocasek, si affidano a Jack Sinclair ed optano per un leggero upgrade del sound (ri) proposto con la precedente opera, riuscendo in pieno nell’intento e sfornando un altro ottimo disco, che li riposiziona e rilancia definitivamente.

Se la bellisima opener “California Kids” (co-scritta con il leader dei Semisonic Dan Wilson) aggredisce in pieno stile Weezer e convince subito con un bel riffone granitico ed una bella melodia che si stampa immediamente in testa, già la successiva “Wind In Our Sail” costruisce un gradevole giro melodico arricchendolo con degli azzecatissimi inserti di piano. Operazione che non riesce invece in “Jacked Up”, che, col suo pop col pilota automatico e dei falsetti di Rivers Cuomo non esattamente centrati, alla fine dei giochi si rivela l’unico riempitivo di un album che invece fa dell’essenzialità e dei pochi orpelli il suo marchio di fabbrica.

Il lead single “Thank God For Girls” torna, come ai tempi dorati di “Beverly Hills”, a flirtare con l’hip hop, ma stavolta con equilibrio e non in maniera disastrosa come nel nefasto “Raditude”. “(Girl We Got A) Good Thing” è un power pop scanzonato e nerd in pieno Cuomo-style e non può che far sorridere di soddisfazione, il secondo singolo “Do You Wanna Get High?” e soprattutto “L. A. Girlz” esaltano riportando le lancette dell’orologio in piena epoca “Blue Album”. “Summer Elaine And Drunk Dori” è un altro bel numeretto power pop che si fa apprezzare, mentre “Endless Bummer” chiude alla grande con un’incipit splendidamente nostalgico ed un bel finale dominato da un ispiratissimo solo di chitarra. Senza dimenticare la splendida “King Of The World”, che si avvicina sorprendentemente agli Smashing Pumpkins più pop.

Un lavoro davvero notevolo, questo “White Album”, che rilancia definitivamente i Weezer e fa crescere la curiosità su quale sarà d’ora in avanti il percorso di una band che, arrivata al decimo album e ad un età media dei componenti vicina ai cinquanta, entra ormai di diritto nella storia del rock alternativo statunitense, e ci entra in gran forma.

Miglior brano: “L. A. Girlz”

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