(PREMESSA: Questa volta ho deciso di recensire un disco “divèrs” rispetto a quelli che di solito recensisco.
Se non avessi conosciuto da piccolo questo “Greatest Hits”, avrei ascoltato solamente le loro grandi hit, grave errore.)
I Wham!, formati dal pluricelebrato George Michael, e da “l’altro dei Wham!”, o semplicemente, la spalla di George Michael (stiamo parlando di Andrew Ridgley), hanno imperversato le radio di mezzo mondo grazie a quel genere musicale che, negli anni 80’, andava più di moda: il Synth Pop.
Il duetto britannico si configura sin dall’inizio come gruppo per teenagers, soprattutto Michael si presenta in modo sensuale e in linea con la moda di quegli anni, attirando una moltitudine di ragazzine urlanti, ma dal punto di vista squisitamente musicale, sono riusciti esclusivamente a scimmiottare Duran Duran e Tears For Fears; nonostante ciò, Michael mostra al pubblico ottime doti canore, ispirandosi (anche nello stile di vita) a Freddie Mercury, mentre latita nelle veci di compositore. Ridgley, uno dei classici “famosissimi sconosciuti”, era in realtà un discreto chitarrista, ma le sue doti erano oscurate da canzoni con poche pretese e dalla figura ingombrante di Michael.
Nel corso della loro carriera hanno collezionato brani che hanno scalato le classifiche di tutto il mondo, e il meglio del binomio Michael-Ridgley è stato raccolto in più collezioni, tra cui, “The Final”, il disco che mi appresto a recensire, che ha segnato parte della mia infanzia musicale.
Erano gli anni dei primi lettori CD, e dopo aver comprato il nostro Hi-Fi con lettore CD e vinile (ancora vivo e vegeto), ricevemmo in prestito questo disco; ricordo con affetto i momenti in cui ascoltavo le spensierate canzoni di quest’album, e giacché ero troppo piccolo per capirci qualcosa d’inglese, non mi soffermavo sui banalissimi testi del duetto in questione, ma sulla ritmica.
I Wham!, seppur dannatamente pacchiani e commerciali, sono decisamente orecchiabili, adatti ad ogni palato, e nonostante oggi ascolti musica di tutt’altro tipo, ogni tanto mi diletto nel riascoltarli.
Nonostante l’ascoltatore medio potrebbe soffermarsi sulle super inflazionate Last Christmas, Careless Whisper, Wake Me Up Before You Go Go e Club Tropicana (canzoni che potrebbe conoscere pure mia nonna), ci sono comunque dei brani che riescono a differenziarsi dal marasma di musica Synth Pop che girava in quegli anni, scovando anche brani della durata maggiore di sei minuti!!!
Tra questi, Wham! Rap (Enjoy What You Do) ed Everything She Wants (Remix) sono certamente i brani più originali della band, oltre a Battlestation, un discreto surrogato di dance ed elettronica pura; tornando ai due precedenti brani, il primo è un’interessante incursione nel genere Rap (proprio come dice il titolo), la seconda (in versione remixata per l’occasione) è una delle canzoni più riuscite del duo britannico, e verrà riproposta dallo stesso Michael nei suoi live da solista.
Da menzionare anche la “prima” Freedom di Michael (ebbene si, ne ha fatta una pure nei tempi dei Wham!), The Edge Of Heaven e la malinconica Where Did You Heart Go.
Ma probabilmente lo zenit della raccolta viene toccato da un brano che non è neanche degli stessi Wham!, ma è del solo Michael: A Different Corner è una ballata dal ritmo quasi “ansimante” che si distacca, in ambito tematico, dalle canzone giovanili e spensierate composte in precedenza, con la voce di Michael che raggiunge una sorprendente sofferenza.
Tirate le somme, ci troviamo di fronte alla collezione di un gruppo che ha fatto la storia della musica per le stazioni radio, ma che rappresenta, al di fuori delle loro scarse capacità compositive, un album decisamente godibile e da riscoprire.
Un evergreen. Ma non posso dargli più di 3/5.
Carico i commenti... con calma