Siamo un fottuto pugno di Funk.
E' questo lo slogan col quale esordiscono i What A Funk. L'uscita del loro primo EP conferma tutto ciò. Pezzi di puro Crossover potente e sporco, con venature Grunge, mio malgrado, e quelle influenze spumeggianti di Funky anni 70, il tutto arricchito da una appariscenza completamente folle: i tre si presentano come guerrieri, combattenti, lottatori, che utilizzano la loro musica come arma distruttrice. Sono impersonificazioni della follia, specialmente in sede live dove si presentano con segni fluorescenti in viso e a petto nudo (come ricordate chi? ).
Ma non importa, perchè quel basso slappato e suonato così magnificamente, quella chitarra potente in pieno stile Crossover, la batteria che spazzia da tempi tipicamente funkeggianti, a tempi Rock ed a tempi da fare girare la testa in tutte le direzioni. Le parti vocali poi, eseguite dal chitarrista in particolare, ma in realtà un po da tutti, svariano dal rappato allo schizzofrenico, dal melodico all'urlato, con contorno di cori tribali e l'uso del didjeridoo, come si può ascoltare nella ballata "Flush", molto particolare. E gli assoli di basso? Non potevano mancare, infatti in "Trash Clash Planet", della quale canzone hanno anche fatto un video, è lo strumento a 4 corde che prevale, dirompente e pieno di groove.
L'EP insomma va giù liscio e non annoia in nessun punto, regalando agli ascoltatori più di mezzora di puro e pazzo divertimento. E i ragazzi sono proprio stati bravi a presentarsi con un sound così particolare e unico, possiamo dire, e che quindi "piace un po a tutti" come si direbbe: sound, il loro, contornato da quel qualcosa in più che si chiama cura nei dettagli, ovvero il tocco magico di ogni canzone, come i repentini cambi di tempo di "Sweet Home", dapprima con tempi velocissimi, poi con tempi molto lenti, o come lo sfrenato menefreghismo per il cosiddetto bon ton, ovvero totale sottomissione alle parolacce e un bel vaffanpappa al galateo come si può ben riscontrare nella prima canzone e in "What A Dude", canzone culmine dell'insanità mentale dei tre e nella quale canta anche il bassista.
Ma questi sono solo alcuni tra i punti di forza del gruppo emiliano, che ti offre in ogni traccia un grande coinvolgimento, che ti stupisce con quei tempi staccati eseguiti alla perfezione come in "Empty State Of Gold" (a mio parere l'idea migliore di tutte), mentre il basso cambia continuamente suono e modo di essere suonato. Ricordiamoci anche di uno dei brani più celebri e rappresentativi del gruppo, "Fist O' Funk", uno di quei tormentoni che non riesci più a toglierti dalla testa ma non arrivi a odiarlo perchè è maledettamente bello nell'insieme. "Keep The Fade" e "Funk 'Em All" sono altri due esempi di quello appena detto fino ad ora.
Spero che qualcuno si ricordi di quel capolavoro che nel 1991 i Peppers fecero uscire col nome di "Blood Sugar Sex Magik", perchè questo EP me lo ricorda fottutamente.
Finalmente un po di Funk suonato coi controcazzi made in Italy!!!
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