Questa non è più la band che nel 1998 partorì "Sorrow of the angels", una delle testimonianze più affascinanti e sincere del doom metal degli anni '90. Tra quel debutto discografico dalle grandi prospettive future e questo nuovo Fear of infinity c'è un vero e proprio abisso.
La band di Dale City era tornata a farsi sentire nel 2009 con "Vast oceans lachrymose" a sei anni di distanza dal secondo lavoro. Fu quello il cd che vide la dipartita dietro il microfono di Tom Phillips deciso a dedicarsi alla sei corde e alla tastiera. Al suo posto venne ingaggiato Rain Irving. Il suo timbro vocale, totalmente diverso da quello di Phillips, portò il gruppo della Virginia a variare il loro credo musicale: se i primi due album si erano dimostrati capaci di affondare le radici in un doom epico e nostalgico dalle forti tinte teatrali e progressive, con "Vast oceans lachrymose" e quest'ultimo "Fear of infinity", la band ha variato la propria idea artistica, virando verso un power di stampo progressivo ma in modo ancestrale ancora legato alle atmosfere degli esordi.
Nonostante quindi qualche lontanissimo rimando ai tempi che furono, il nuovo disco degli While Heaven Wept è tutto fuorchè così come ce lo si aspettava. Se infatti era pronosticabile un continuo sulla falsariga del suddetto "Vast oceans lachrymose", non era altrettanto chiaro con quale verve stilistica la band ci avrebbe presentato le antiche idee miscelate alle nuove. Infatti con i While Heaven Wept si è ben sicuri su quali siano le basi di partenza, ma non è mai troppo svelato come esse si sviluppano, vista l'originalità innegabile dei sei componenti.
Ecco quindi che la nuova creazione del combo a stelle a strisce, pubblicata nei primi mesi di questo 2011, si dimostra ancora una volta complessa e varia. L'entrata in scena di "Hour of reprisal" è un prepotente muro sonoro di tastiere e melodie, tutto declinato secondo uno schema oscuro e di matrice progressiva. Il passaggio successivo, "Destroyer of solace", è ancora caratterizzato dalla melodia, questa volta innestata su chitarre più aggressive. La voce di Irving si dimostra ben adatta a supportare gli scenari creati dal gruppo. Su questa falsariga compositiva giunge anche "Obsessions now effigies" che però non incide come le due song sopra citate. A conti fatti l'apertura di "Fear of infinity" ha poco o nulla a che vedere con quanto Phillips e soci ci avevano propinato agli albori della loro carriera: appaiono completamente nuovi, non sembrano esserci punti di contatto fra ciò che è stato e quello che è adesso.
Questa voglia di mostrarci "diversità" si conferma anche in "Unplenitude", ballad carina ma un po' fine a se stessa e nella splendida "To grieve forever", anch'essa giocata su una dolcezza dei suoni che si trasforma in un'atmosfera con collegamenti decadenti che rimandano alla prima parte della loro carriera . Leggeri richiami al passato li si ritrovano anche nella conclusiva e altrettanto degna di nota "Finality" che ci mostra allo stesso tempo il nuovo corso power/progressive della band e ciò che li ha ispirati agli albori, cioè atmosfere dal chiaro sapore doom.
La somma complessiva di tutti questi elementi da come risultato un album vario e profondamente intriso di melodia. Essa non viene utilizzata, come per la maggior parte delle band odierne, a mo' di riempitivo ma bensì come la matrice caratterizzante delle composizioni, adatta e funzionale all'intento finale. Ciò si unisce a fugacissimi riferimenti doom e ad atmosfere sempre in bilico tra il power e il progressive metal meno cervellotico. Questo "ensemble" conferma i While Heaven Wept come una delle band più interessanti degli ultimi anni in ambito metal, sempre capaci di rinnovarsi e di mantenere su ottimi livelli anche la proposta artistica. Il tutto reso e suonato con classe e raffinatezza.
1. "Hour Of Reprisal" (3:47)
2. "Destroyer Of Solace" (2:40)
3. "Obsessions Now Effigies" (4:38)
4. "Unplenitude" (3:21)
5. "To Grieve Forever" (6:13)
6. "Saturn And Sacrifice" (5:25)
7. "Finality" (11:08)
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