Sorta di via di mezzo tra Adolf Hitler e il marchese De Sade, William Bennett non fa davvero nulla per risultare simpatico, anzi, fa di tutto per risultare sgradevole e shockante all'ascoltatore come la scuola industriale dei maestri Throbbing Gristle comanda. Troppo spesso quando si parla di musica estrema si usa dire che è un "pugno sullo stomaco", ma nel caso di "Bird Seed", album datato 2003 del longevo (since 1980) progetto Whitehouse, la metafora non è esagerata.

La coppia di brani messa in apertura, "Why You Never Became A Dancer" e "Wriggle Like A Fucking Eel" (notare la sobrietà del titolo...), è quanto di più radicale sia arrivato alle mie orecchie: un bombardamento ritmico assordante, frenetico e sconclusionato, fa compagnia a un'orgia di synth ultra-abrasivi e ultra-distorti e alla voce pazzoide e maligna di Bennett che si lascia andare alle sue deliranti omelie da sacerdote della perversione. I testi poi, pur essendo farneticanti, lasciano trasparire  una cattiveria e una morbosità senza eguali stordendo l'ascoltatore con un linguaggio scurrile, violento e sadico.

Posizionata a metà lavoro, è da segnalare una traccia prodotta nientemeno che da Steve Albini (?!!) che consiste in una raccolta di testimonianze di vittime di incesti, atti pedofili, stupri e quanto di peggio mente umana possa concepire a livello di crimini sessuali; il documento è davvero straziante ma l'eccesiva lunghezza (15 minuti) e il fatto che comunque non abbia nulla che fare con la musica lo rende la parte più debole del lavoro e perde di interesse dopo un paio di ascolti. Le altre tre tracce musicali invece sono forse meno efferate delle prime due, meno irruente, ma non per questo meno annichilenti e sono caratterizzate per lo più da un incedere lento e pesante.

Dare un'Interpretazione a questo lavoro piuttosto ambiguo non è facile ma ci provo: nelle prime tre tracce sembra che Whitehouse inciti ad abbandonarsi liberamente alle nostre pulsioni sessuali, qualsiasi esse siano, nella quarta traccia però mette in luce quali siano le terribili conseguenze di questa libertà mentre nelle due tracce finali ("Cut Hands Had The Solution" e "Munkisi Munkondi"), con acre sarcasmo indica quale sia la soluzione affinchè ciò non accada.

Disco per stomaci forti, "Bird Seed" non può che far provare ripugnanza visti i temi trattati, eppure non si può evitare di rimanere affascinati dalla personalità e dalla carica espressiva (ed eccessiva) di questo lavoro, lo stesso sentimento di disgusto misto a fascinazione che personalmente ho provato solo guardando l'ultimo film di Pasolini.

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