Salve a tutti DeBaseriani e non!

Questa volta mi cimento nel recensire un gruppo che ha diviso molto il pubblico Hard & Heavy: i Whitesnake di David Coverdale. L'ex frontman dei Deep Purple formò il suo gruppo nel 1977. Una band dalle sonorità bluesy, genere molto caro al cantante. C'è chi ha definito Coverdale un'icona del Rock, chi invece ha dubitato (e dubita) delle sue qualità canore e chi, d'altro canto, crede che abbia soltanto lucrato sfruttando questo genere. Io credo che Coverdale sia stato molto bravo a districarsi nelle varie epoche del Rock; prima cantando con i Deep Purple nel pieno della rivoluzione Hard Rock, poi (usufruendo della buona dose di celebrità acquisita) si è potuto dedicare al suo stile preferito e più consono alla sua voce, ovvero l'Hard Blues; infine, dalla seconda metà degli anni '80 fino ai giorni nostri, ha appesantito il sound della band per sfruttare la scia lasciata dall'Heavy Metal.

Dopo i primi tre album di discreto (se non buono) successo, nel 1979 viene pubblicato "Lovehunter". Avvalendomi della collaborazione di Wikipedia, scopro la line-up che ha creato questo disco: oltre, ovviamente, a Coverdale, viene confermata la magica coppia Moody-Mardsen; alle tastiere vi è un mostro sacro del Rock, quel Jon Lord che reso famoso il suo amico David; al basso Neil Murray e alla batteria Dave Dowle (durerà poco, verrà sostituito da un altro ex purple: Ian Paice).

L'album si apre con "Long Way From Home", un brano dalle sonorità tipiche della fine degli anni '70, molto commerciale, sia per il sound che per il coro formato nel ritornello dai tre strumentisti delle 4 e 6 corde.

La seconda traccia, invece, è una delle più famose del repertorio Whitesnake: "Walking In The Shadow Of The Blues", canzone che Coverdale dedica a se stesso e alla sua passione: il Blues. Il ritmo di questa song è incalzante, molto deciso e si sente anche il primo assolo dell'album da parte di Bernie Mardsen, davvero importante anche il contribuoto di Jon Lord: un vero capolavoro.

C'è spazio anche per una cover ben eseguita di Leon Russell: "Help Me Thro' The Day". L'album prosegue con una serie di canzoni Hard Blues molto orecchiabili e ben suonate come "Medicine Man" (ottimo il riff di Mardsen), "You 'N' Me", la veloce "Mean Business",tutti brani che mettono in mostra i virtuosismi tecnici dei musicisti e il loro affiatamento.

Merita qualche parola in più invece, la title-track: "Lovehunter". Irriverente come al solito nei testi (che trattano spesso di donne, come in questo caso, di vita on the road e di sbronze), e con uno stile molto Southern Rock, questa canzone è senza dubbio la migliore dell'album. Sottolinavo suono Southern perchè è riuscitissimo l'apporto dato da quel genio di Micky Moody e dalla sua slide guitar e che verrà ancor più valorizzata nei live, rendendola un must di ogni concerto dell'epoca. Ottimo lavoro, ragazzi!

Dopo aver ascoltato la commerciale "Outlaw" e la rockeggiante "Rock 'N' Roll Women" (nome omen), gli Snakes si congedano con una ballad dedicata a coloro che sicuramente sono il pilastro della musica in generale: i fans. "We Wish You Well" è la giusta conclusione per un ottimo album, che consacra una band formata da ottimi musicisti che portano avanti un genere come l'Hard Blues molto vivace e allegro, ma da non sottovalutare per niente.

Grazie per l'attenzione, un saluto ai DeLettori, I Wish You Well!

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