La Chiesa di Ra risorge prepotentemente ogni volta si valichi il suolo belga di Ghent. Si staglia nel suo oscuro immaginario, laddove le ombre si nutrono voracemente di ogni spiraglio di luce. Si scrolla di dosso ogni polvisculo e risplende, ogni volta sotto nuova forma. Quando la creatura madre è a dormire, alias gli AmenRa, ci pensano altri emissari a riportare in auge questo particolarissimo collettivo d'artisti. Un corollario che questa volta prende il nome di Wiegedood ed è alimentato dalle forze di Gilles Demolder (Øathbreaker), Wim Coppers (Rise & Fall) e Levy Seynaeve (Hessian, AmenRa). Il manifesto con cui a maggio sono apparsi si chiama "De Doden Habben Het Goed" e nel suo ermetismo di quattro composizioni secerne l'anima atmosferica di un black metal crudo, capace però di regalare scorci apocalittici e connotati di un'aurea sinistra, come la Church of Ra esige.

L'irrequietudine di un plumbeo cielo, motivato da uno sferzante vento fatto di violente raffiche è il giusto scenario in cui collocare la pioggia di tremolo picking che sommerge e inonda fin dal primo istante d'ascolto. I Wiegedood operano in maniera molto semplice ed essenziale, ben celati dietro alla tempesta incessante di blast beat che ben avvolge nei climax pregni di tensione e drammaticità della proposta. Non c'è il desiderio di creare soluzioni sfarzose o eccessivamente eclettiche, piuttosto quello di tracciare un breve, ma intenso, sentiero costellato di melodie spettrali, in cui possano prevalere gelide apparizioni. Che la componente di mistero sia da sempre un cavallo di battaglia della Church of Ra non è un segreto, quindi, se siete familiari con il concept artistico che la contraddistingue sapete bene cosa aspettarvi da questo debutto dei Wiegedood. In questo i nostri riescono a non cadere nell'auto-referenzialismo, ma piuttosto continuano a crear strati, sopra strati quell'entità fortemente ritualistica (a livello di idea creativa) che sembra unirsi in un tuttuno nel filo d'Arianna lanciato dagli AmenRa oramai più d'un decennio fa. I suoni che escono da questo "De Doden Habben Het Goed" son lì a evidenziare un'instancabile voglia di creare questi paesaggi solitari, in cui le cavalcate black metal acuiscono il dolore e la sofferenza. Non mancano i rallentamenti e le aperture acustiche, le quali sembrano un aprire gli occhi dinanzi a un orizzonte disintegrato e dominato da una natura morente. Non ci son intrusioni dai lidi hardcore, sludge e post metal che caratterizzano le band principali del terzetto coinvolto nei Wiegewood, bensì solo un mortifero black che pulsa, pulsa, fino a esplodere negli ultimi minuti di "Onder.Gaan | Voznesenie" dove un etereo riverbero di una voce femminile ci accompagna verso la conclusione.

La messa è terminata, questa volta senza Colin van Eeckhout a presiederla. Nulla da eccepire però, questo piccolo side project riesce a tener viva la fiamma e la Chiesa di Ra regala, come sempre, soddisfazioni a livello musicale. Non innoverà nulla, non sarà un'uscita spartiacque, ma se trovate il tempo per un ascolto, i Wiegedood sapranno dire la loro. Senza ombra di dubbio.



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