Nicholas Quenton Harper è un imprenditore molto british con la passione per l'archeologia. I suoi capelli grigi parlano di una vita vissuta in pieno, colma di successi ma anche di profonde sofferenze. E' benestante, noto, rispettato, e ha un passato ricco di scorribande di ogni tipo. Piange ancora recenti gravi perdite, e passa le giornate a cercre di trovare sfogo nelle passioni di sempre.

Quando Nicholas incontra Royan Al Simma, anglo-egiziana tanto affascinante quanto erudita sulla soria antica del suo popolo, non resiste al richiamo di un'avventura che promette brividi, distrazioni, e grandi scoperte archeologiche, e che lo porta nelle terre abbandonate e colme di mistero tra l'Egitto e l'Etiopia, terre bagnate dalla magia del Nilo.

Con Wilbur Smith l'avventura, gli scontri, la violenza, le grandi passione amorose non mancano mai, e questo libro di certo non smentisce le caratteristiche di un autore che si rivela un pozzo inesauribile di idee e di intrecci articolati e sorprendenti, con la suspance siempre dietro ogni pagina. Ma ciò che lascia davvero senza parole, è la dimestichezza con cui l'autore naviga in un mare di nozioni storico archeologiche, che il lettore, avvinto dalla trama, fa proprie senza quasi accorgersene.

Il romanzo trasuda passione e amore per il suolo africano e per i suoi misteri, e arrivando in fondo, tra mille colpi di scena e sorprese, ci si trova avvinghiati ai personaggi al punto da desiderare che la storia possa non finire mai. Quella passione è contaggiosa, e l'indiscussa abilità narrativa dell'autore soddisfa ogni palato; quello del fine conoscitore della storia egizia, che può provare a confrontarsi con la mole di informazioni storiche che il libro offre, così come quello di chi non ha mai approfondito tali materie, e che alla fine del libro avrà sicuramente una visione diversa e meno vaga della maestosità della storia dell'impero egizio antico. Alcune scene descrivono azioni di guerriglieri nord africani che possono sembrare cruente e poco realistiche. Il confronto coi telegiornali degli ultimi periodi toglie ogni dubbio su quanto WS conosca la sua terra, e su quanto verosimili siano le sue descrizioni delle violenze cui gli africani sanno giungere se spinti da certe credenze.

Filo conduttore dell'intera opera narrativa è la presenza di TAITA, scriba eunuco, schiavo ma fedele consigliere di re e regine egizii, genio dell'arte e dell'architettura, che con i suoi geroglifici e le sue diavolerie, a tre milleni di distanza, indica la via agli archeologici, ma al contempo gli complica la vita con opere d'ingenio capaci di schiacciare chiunque sottovaluti la sfida. Taita è una presenza costante, affascinante, a tratti inquietante. Chi resterà rapito dal suo genio, potrà abbeverarsi con "Alle fonti del Nilo" e gli altri due romanzi egizi partoriti da WS, ambientati nelle ere faraoniche.

Dei romanzi egizi del grande autore sudafricano, però, "Il settimo papiro" resta il capolavoro indiscusso, che io consiglio davvero a tutti, anche a chi si ostina a credere che WS sia un mediocre autore commerciale.

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