L'ormai vecchio Wilbur Smith, con la pubblicazione (ultimamente scrive a cadenza biennale) di "Those in peril", in Italia tradotto in "La legge del deserto", torna a saziare la sete d'avventura dei milioni di affezionati lettori che ha racimolato nel corso degli ultimi 30 anni.
Non si tratta dell'ennesimo capitolo delle celeberrime saghe familiari o delle miniere d'oro dei romanzi che girano intorno al Nilo, e ciò lascia da subito un po' spiazzati. I detrattori, infatti, non avranno modo di cantilenare l'adagio del << writing for easy money >>.
Con La Legge del Deserto WS crea l'ennesima storia nuova, con personaggi e situazioni inedite, pescando da un pozzo di estro creativo che pare non voler avere mai fine. Gli appassionati, però, stiano sereni: parliamo comunque e sempre di grandi uomini e grandi donne, capaci di imprese al limite del verosimile, ricchi di pregi e caratterizzati dai soliti esagerati difetti. Parliamo sempre dell'Africa e del suo territorio unico, visto dalla prospettiva, questa volta, dei moderni e spietati integralismi religiosi.
L'intreccio avvolge e coinvolge il lettore, la trama è incalzante e il ritmo serrato. Non siamo di certo ai livelli narrativi di alcuni capolavori del passato, ma Wilbur riesce di nuovo in quella che a mio modesto giudizio è la missione che moltissimi scrittori, più o meno noti, falliscono quasi sempre: il libro ti scivola via pagina dopo pagina, e finisce davvero troppo presto. Arrivati in fondo (nel mio caso in 4 giorni), i personaggi ti mancano da subito, e ti ostini a girare i fogli bianchi nella speranza che magari la storia possa continuare...
D'obbligo il confronto con il passato: a mio parere questo libro supera di gran lunga il suo predecessore ("Il destino del cacciatore"), che mi aveva deluso profondamente. Pur non collocandosi all'altezza delle meraviglie che mi hanno fatto innamorare del genere, è una trama di tutto rispetto, ricca come di consueto di nozioni storico - sociologiche, e che denota la solita maniacale attenzione ai particolari tecnici da parte dell'autore, che questa volta introduce il lettore nell'affascinante mondo dei magnati del petrolio e delle petroliere più tecnologiche. Non mancano il sangue, le atrocità e le smisurate storie d'amore, e rispetto agli standard c'è meno attenzione alla flora e la fauna africana.
Libro molto riuscito, insomma, e ora toccherà aspettare un altro paio d'anni. Per fortuna le alternative nel panorama dei grandi narratori d'avventura non mancano, ma WS rimane sempre e comunque il numero uno.
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