La vicenda musicale di Jack Tatum si sta facendo sempre più interessante. Non che prima non lo sia stata. Rapidamente: i sogni zuccherosi, filanti e anche minimamente disturbati di Gemini, l'esordio, hanno lasciato strada ad una chiusura del cerchio un po' più netta nei suoni, realizzatasi con lo splendido Nocturne, indie-pop da manuale dei nostri giorni, con un paio di affondi negli '80 (uno e due) fatti come si deve e poi tanto waveare se vuoi pallido, se vuoi sanguigno. Proprio quei due affondi negli 80 avevano lasciato intravedere qualche possibilità evolutiva di un suono ancora alla ricerca di una strutturata, definitiva personalità, sebbene una già ci fosse e discretamente ben delineata. Ora, parlare di '80 ed evoluzione insieme può sembrare un azzardo ma, ecco, considerate quella carezza sintetica ed elettronica con cui oggi spesso viene coccolato il tema di quell'epoca (cazzarola, stiamo parlando di 30 anni fa ormai...) ed ecco fiorire davanti a voi un EP griffato Wild Nothing che va ad alzare l'asticella e a proporre qualcosa di davvero divertente. Ebbene sì, se la strada che Tatum percorrerà nel prossimo futuro è proprio questa, dovremmo aspettarci un full lenght votato al drugapulco, al glo-fi, alla chill wave. Definitelo come vi pare ma siamo in quell'ambito lì. Lo dico partendo dal presupposto che il brano più corposo, succulento e sostanzioso di tutta la release, A Dancing Shell, suona così. Quindi '80 frizzi e lazzi, ma con un'architettura a sostegno contemporanea e tipicamente tatumiana. 

Un'interessante calata del marchio di fabbrica Wild Nothing in territori contigui ma non propriamente quelli di origine. Un po' come le cartoline di una famosa vodka, fino a qualche anno fa,  dove la bottiglia, che fosse inserita in contesti di vario genere, o fosse composta da oggetti della più svariata natura, stava sempre benissimo. Ritengo che la forza di un lavoro di qualità sia quella di non restare mai vittima della propria personalità. Non credevo che Wild Nothing potesse arrivare fino a qui, ad esplorare suoni di questo tipo, ed invece, un progetto dalla faccia di scolaretto perso nei suoi pensieri con la testa tra le nuvole mentre tutti ce l'hanno calata sul foglio per ultimare il compito, riesce ad ambientarsi con una certa naturalezza sia negli ambiti musicali sopra indicati, sia in situazioni più ambient, pop e wave.

Poi, ovviamente, può essere che mi sbagli e che la prossima mossa sarà tutt'altro. Staremo a sentire incuriositi, comunque, da questo mezzo passo che quando non riesce risulta inosservato ma, quando sa come dire la sua, ha il suo peso e crea aspettative. Sempre più alte per me e, credo, per chi sta aspettando il giorno che Wild Nothing venga universalmente riconosciuto come pietra miliare della musica degli anni doppiozero e dieci.

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