È il grande sogno americano che lentamente si spegne, l'ultimo barlume rosso e poi arancione e poi giallo di quello che fu una grande vampa, al bordo di una di quelle mostruose autostrade che dalla grande metropoli degli angeli ti trascinano via verso la torrida e gelida sabbia del deserto, dove ogni grande sogno trova immensi spazi per dilatarsi senza ostacolo e tendere all'infinito.

"The Smile At The Bottom Of The Ladder". Ognuno di noi ha avuto il suo sogno americano e ciascuno se lo è fatto girare in testa come un film, il più bello mai girato... con la musica più sublime mai ascoltata. Il mio è rinchiuso dentro al Mojave, con la profonda voce di Robert Fisher che in "Evening Mass" mi spinge a spostare i limiti un po' più in là, tanto è solamente un sogno. Sfilano nella mia mente paesaggi che mai avrei dovuto conoscere, almeno senza esservi mai stato, ma tant'è... a bordo di una Dodge Challenger R/T del '70, bianca, mi fiondo attraverso lande desolate, che calzano a pennello sul mio umore meticcio, immensi spazi di nulla si stagliano davanti ad i miei Ray-Ban impolverati, con il sole a picco che infiamma la strada di distorsioni visive e le chitarre secche di "August List" che accompagnano la voce "telefonata" di Robert che sembra essere irreale, come irreale è il mio essere lì.

Entro in un paesino semidisabitato e mi trovo all'imbrunire in "St. John Street". Esco dalla macchina e sono nel saloon. Tutto è suono ed il suono è morbido velluto viola, alle pareti, sul pavimento, sulle sedie... così come morbidi sono i violini e le chitarre, nessuno mi degna di uno sguardo, sembra tutto talmente irreale da essere vero. Il tempo non sembra essere mai avanzato lì dentro, sembra il far-west di Sam Peckinpah con le note di "House Is Not A Home" che arrivano da dietro, languide. Qualcosa nel mio stomaco si muove... sento un'aria fredda gelarmi il collo, mentre le spazzole incontrano nervose le pelli... "Bring The Monster Inside" cresce simultaneamente dentro e fuori me, come le visioni impazzite di un acido non andato a buon fine. Il crescendo con la voce sofferta che esce direttamente dal cervello è dolcemente terrificante e non so il motivo ma mi ritrovo a correre per le strade deserte del paese fantasma, inseguito dai miei peggiori incubi; inciampo e rotolo giù per un dirupo dove mi ritrovo all'alba e "No Such Thing As Clean"... nulla è stato risolto. Notevole il suo incedere mentre cerco di liberarmi della polvere che ho accumulato nel ruzzolare. Percepisco degli occhi che mi osservano ma non riesco a vederli, mi scrutano dentro l'anima e sento un misto di tristezza ed angoscia in loro... per me, mentre le distorsioni delle chitarre sembrano l'eco dei miei ricordi dentro la corteccia celebrale che inarrestabili scendono lungo la spina dorsale fino ad arrivare a scuotermi nel più profondo buio che abbia mai visto "è forse questo il caldo centro della mia anima...?" mi chiedo senza provare alcuna emozione.

Ecco, allora, che una gentile figura femminile si avvicina, sussurrandomi dolcemente che "It Doesn't Matter" mentre da dietro una piccola folla seria ed inquisitrice mi scruta cercando di capire cosa io sia e li sento parlottare di "Eephus Pitch" con la ferma veemenza di un giudice... un giusto fra i giusti, ma non riesco a capire cosa essi dicano di me. Mi porgono un brocca dalla quale bevo avidamente, ma la loro "Water" è pesante e scende lentamente nella mia gola che sembra terra inaridita dal sole di mezzogiorno, "psichedelia contadina" mi sussurra il vecchio pazzo del paese, sdentato; mentre mi accompagna alla mia Dodge Challenger R/T del '70, bianca, di un bianco magnifico e le note di "Split Tender" sono la dolce musica del deserto che lentamente riprende vita nel verde rigoglioso che al di là delle colline di aranceti digrada nell'oceano.

Sono salvo... ma come sempre, nel mio sogno americano, sono solo

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