Tutti hanno un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare. (Jim Morrison)
Tutto ha inizio con noi dentro la pancia. Un pianoforte etereo senza tempo-luogo sta respirando. Nel silenzio, ruotiamo impercettibilmente intorno al nostro quasi-corpo. Pian piano il suono si sporca, si scorgono rumori in lontananza. Fuliggine sonora inafferrabile. Quella fuliggine che sentiamo nel dormiveglia del primo pomeriggio, ovviamente per chi è solito dedicarsi all'attività del riposino post-lunch. L'atmosfera è sospesa. La fuliggine dunque si mischia al pianoforte, e il gioco prosegue; è come un girotondo leggero, al rallentatore. Ad un tratto si intravede una luce. Forse stiamo per uscire...E' arrivato il momento, dunque. Nel frattempo rimbombano leggere pulsazioni senza nome. E' il cuoricino, che lentamente si sta gonfiando di vita. Aspettiamo, tendendo l'orecchio. Cerchiamo di captare qualcosa. Ad un tratto uno da qualche parte dice: " Tutto questo mi sembra di averlo già vissuto, però...". E' vero, mi dico, anch'io provo la stessa sensazione. E allora che cos'è? Tendiamo ancora un po' l'orecchio. Ad intervalli regolari, come cadute nel vuoto, lunghissime pause. Ora è tutto bianco.....
Sembrerebbe difficile o aristocratico, ma l'approccio di Basinsky alla musica è molto naturale e trasparente. Se di avanguardia vogliamo parlare, è meglio affiancarle il termine: "senza fronzoli". Le atmosfere sono essenzialmente quelle di "Discreet Music" di Brian Eno, i mezzi per attuarle sono però la sovrapposizione di diversi nastri che crescono di numero col passare dei minuti. Più che musica ambientale, questa è una sorta di trance-ambient terapeutica. Perché fa scoprire i colori che ha il silenzio. Le atmosfere sono rallentate, i suoni in progressione.
"The Garden of Brokenness" (2005), brano unico da cinquanta minuti, è solo una delle tante cattedrali di nuvole create in questi anni da William Basinsky. L'aveva già fatto con i suoi "Disintegration Loops" tra il 2001 e il 2003, il sovrapporre cioè diversi nastri dando vita a lunghi brani ambientali. In quell'occasione il lavoro fu fatto in memoria dell'attentato dell'11 settembre; la musica, lenta e fuligginosa, era la muta e tragica foto dei resti svolazzanti del World Trade Center, che tutti noi abbiamo ancora stampati nella memoria. Suoni eterei che si mischiano a rumori terrestri, dunque; è su questo che si basa la ricerca di Basinsky, che più di una persona ha definito "l'uomo che ha elevato il loop ad arte, al passaggio tra due secoli". Senza dubbio artista da scoprire, senza dubbio punto di riferimento imprescindibile per l'ambient sperimentale moderna.
Ma noi eravamo rimasti al momento in cui tutto era bianco... Allora, adesso gli accavallamenti di suoni e di echi sono massimi, ma il loro incastro è così semplice e perfetto che non ne sentiamo praticamente nessuno. Fluttiamo divertiti. A tratti incappiamo in bolle d'aria, dalle quali intravediamo noi stessi, fermi, a guardare questa strana processione di neuroni. Ci stiamo osservando, come in un sogno. Si sente un'atmosfera di benessere tutt'intorno. All'improvviso, un'ultima caduta nel vuoto. Silenzio. Luce in sala. Ci stropicciamo gli occhi: ora siamo svegli. Un disco ha appena finito di girare nel lettore. Uno da qualche parte dice "Ho capito, forse mi ero addormentato...". Io non sono molto d'accordo però: ho la sensazione di non essermi mai addormentato. Poi, alla fine, capisco tutto, e lo dico agli altri.
Non stavamo per uscire dalla pancia, ci siamo semplicemente rientrati, anche se solo per un'oretta.
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