Cos'è la paura? Si potrebbero spendere ore a darne definizioni sempre differenti ma, per me, è quella sensazione che proviamo quando avvertiamo un pericolo. Definizione semplice, certo; persino banale, se vogliamo. Ma, nonostante ciò, può considerarsi corretta.

Il cinema dell'orrore ha come punto cardine la paura. Almeno, in teoria, la paura dovrebbe essere l'elemento fondamentale di un racconto horror. Sbaglio? E, di conseguenza, un racconto horror dovrebbe presentare numerosi momenti di pericolo per i protagonisti. Non a caso, molti dei film horror di maggior successo hanno a che fare con assassini spietati o elementi soprannaturali che devastano l'esistenza dei personaggi principali.

Bene. Una volta chiarito queste due cose, per me, fondamentali, possiamo cominciare a parlare dell'opera in questione: The Boy. Quando era uscito nei cinema, l'anno scorso, avevo letto, nei vari gruppi di cinema (horror e non) a cui sono iscritto su Facebook e su vari siti internet, delle reazioni spesso entusiastiche tra coloro che lo avevano visto. Quindi, le mie aspettative erano abbastanza elevate per questo film. E la mia delusione, alla fine della visione, è veramente disarmante e deprimente.

Greta viene chiamata da una coppia anziana per badare al loro figlio: un bambolotto, Brahms. Un bambolotto che, come ormai siamo abituati a vedere negli ultimi anni, ha il vizio di muoversi e fare quello che gli pare. Trama non particolarmente originale, dunque... almeno all'inizio. Anzi no, almeno per la prima metà. No, scusatemi: la trama non è originale per 80 minuti su 90! Brahms si muove, ombre si muovono nei corridoi, ecc. I soliti cliché del cinema horror contemporaneo. Non solo. Per gli stessi 80 minuti su 90 non c'è il benché minimo segno di pericolo. Greta non rischia mai nulla per 80 minuti. Volete sapere qual è il maggior pericolo che ha corso la ragazza in quasi il 90% del film? Dopo essersi fatta una doccia, si ritrova con un ciuffo di capelli tagliato misteriosamente. Questo non è horror, questo è una barzelletta.

Gli ultimi dieci minuti sono abbastanza pregevoli. Ma il gioco non vale la candela. Dieci minuti piuttosto buoni non valgono un'ora e venti di attesa, 80 minuti vuoti e inutili. Se avessero usato questo stesso soggetto per un corto di 15 minuti, il risultato sarebbe stato davvero un capolavoro. Circa. Ma... proprio non ci siamo. Se vi volete bene, evitate questo film. Oppure, saltate direttamente alla fine, che è piuttosto intelligente (pur non essendo priva di dialoghi sentiti miliardi di volte del tipo "Scappa!" "Non senza di te!") e interessante.

Dal punto di vista tecnico, il regista, William Brent Bell, se la cava decentemente. Alcune inquadrature, soprattutto quelle sulla bambola, hanno un che di morboso. Ma per il resto, fa il suo sporco lavoro senza proporre alcunché di veramente particolare e intrigante. Anche la fotografia non è male, soprattutto nelle scene notturne, con dei buoni giochi di luci ed ombre. Ma il vero punto dolente è la sceneggiatura, un totale disastro.

Il voto che metto è 2 stelle su 5, che però è da intendersi come un 4 e mezzo. Estremamente deludente, con pochi elementi gradevoli.

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