Ok dai; hai letto "Faulkner" e sei entrato in questa pagina. Ammettilo.
Ma sopratutto hai letto "Faulkner", poi "Greg*89*, e sei riuscito a compensare l'insofferenza verso il secondo con la fascinazione verso il primo, e hai premuto sulla recensione.
Sai una cosa? Hai fatto bene, perché "Smoke" di Faulkner è un gran bel racconto. E anche io non sono poi così male.
Pur essendo stato scritto e pubblicato nel 1932, comparve la prima volta sul numero di Aprile dell' "Harper's" , "Smoke" non è immerso nello stesso stile sperimentale che ha contraddistinto le sue opere principali, e, che vedevano la luce proprio in quello stesso periodo.
Probabilmente è figlio sia dell'esigenza di scrivere qualcosa che fosse vendibile e sia della passione di Faulkner per gli hard boiled, i gialli e i polizieschi.
"Smoke" infatti segue la classica struttura dei gialli, nei quali lo scioglimento della vicenda avviene solo alla fine, con la scoperta dell'assassino, e dove buona parte della narrazione è utilizzata per mostrarci il percorso per trovare il colpevole.
"Fumo", qui nell'edizione "Short Stories" dell'Espresso (serie del 2009), potete trovarlo in "Sei Racconti Polizieschi" edito da Einaudi nel 2000.
La voce narrante è focalizzata internamente alla storia e ci racconta il caso dell'eredità del vecchio Anselm, "uomo violento", che muore in circostanze non chiarire.
Sospettati i suoi due figli, andati entrambi via da casa a causa della difficile convivenza con il padre.
Questa è la trama del racconto, che per Faulkner è l'ennesimo pretesto per raccontare le forze ignote che dominano l'uomo fin dai recessi più profondi del tempo e dell'inconscio.
Il nucleo del racconto non è altro che l'avidità e l'ignoranza, qui personificate in un personaggio, insieme alle millenarie tensioni che si possono scatenare tra padre e figli. L'intreccio e la storia in se, gli sviluppi, rimangono in secondo piano.
Faulkner non ci fa pentire della sua scelta perché con una potente zoomata riesce a rendere sinteticamente il rapporto astioso tra Anselm Holland e suo figlio junior, e ci colpisce con la sua capacità di rendere autentico l'odio che corre tra i due.
Senza dover ricorrere a spiegazioni o parole in più. Faulkner sa che non ce n'è bisogno perché più appaiono futili i motivi di tanti litigi (il pagamento delle tasse, ad esempio), più quest'odio si fa tangibile.
Lasciandoci affascinati dai rapporti umani che sa tessere più che dai magniloquenti discorsi di Gavin Stevens, avvocato prestato all'indagine.
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