Billy Corgan ha pubblicato un album Americana.
Immaginate di aver letto questa frase venti anni fa, quanto avrebbe fatto sorridere? Adesso invece sembra quasi una transizione naturale per l’ormai cinquantenne William Patrick, che rimette in copertina il suo nome completo e dà un seguito all’ottimo Ogilala di un paio di anni fa.
Il nuovo “Cotillions” è un doppio di ben diciassette pezzi, frutto di un lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti. Corgan è cambiato, è un’artista non più schivo ma in costante contatto via social con i propri fans, e sempre molto a suo agio nel nuovo ruolo di padre ed artista ritrovato. Probabilmente ha aiutato anche il riconciliarsi con il suo passato così ingombrante, visto che la reunion coi Pumpkins è andata complessivamente bene.
Collaborano per questo nuovo lavoro il sodale Jeff Schroeder e tanti musicisti locali, che contribuiscono a costruire un disco assolutamente credibile nel suo genere; Billy si concede solo pochi richiami al proprio passato remoto (“Colosseum” e “Rider” suonano irrimediabilmente pumpkinsiane) e recente (la titletrack, unica a richiamare il sound pianistico del lavoro precedente), ed apre le danze con un pezzo delicatamente languido come solo lui sa fare (“To Scatter’s One Own”).
Country, bluegrass e western si rincorrono in un disco assolutamente ispirato, che trasuda sincerità e trasmette un senso di pace e libertà artistica che Corgan non esprimeva da anni. C’è tanto di suonato e poco di sintetico (forse la sola “Anon” suona un po’ artificiosa), e l’attitudine lo-fi dell’intera opera gioca assolutamente a favore di un Billy più che ispirato.
Un bel ritorno, in attesa del nuovo album dei Pumpkins, atteso a breve.
Brano migliore: Cotillions
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