Un altro disco di Willie Nelson. Un disco tributo. Ancora una volta. L'ennesimo, dopo quelli pubblicati come omaggio a Ray Charles, Frank Sinatra, Cindy Walker e all'inizio di quest'anno 2016, a George Gershwin, 'Summertime: Willie Nelson Sings Gershwin'.

Lo so. In generale c'è un mucchio di gente che non prende assolutamente in considerazione quelli che sono degli album tributo. Lo stesso Bob Dylan è stato di recente molto criticato a causa dei suoi due dischi-omaggio a Frank Sinatra. Personalmente non ho una opinione ben definita in tal senso, sicuramente ritengo che essere sempre oppositivi sia una merda. Ho grande stima di Willie Nelson e so molto poco di Ray Price, quindi perché non ascoltare questo disco e magari oltre che godere di buona cosa, in qualche modo 'imparare' qualcosa.

Ray Price era nato in Texas e cresciuto tra le campagne e la città di Dallas. Una volta cresciuto fece studi di medicina veterinaria e prese parte alla seconda guerra mondiale. Questo succedeva prima che cominciasse a scrivere le sue canzoni. Dagli anni quaranta cominciò a diventare molto popolare. Si trasferì a Nashville, convisse per un breve periodo con Hank Williams, e poi formò una sua band, la Cherokke Cowboys, della quale per un periodo fece parte proprio lo stesso Willie Nelson. Fu uno dei primi che in un certo senso sdoganarono la honky tonk music, creò un suo stile molto personale, sperimentando e innovando il suo sound cantando lente ballate utiilizzando arrangiamenti 'suadenti' e il contributo di cori e seconde voci. In definitiva il suo contributo fu decisivo per la nascita del cosiddetto 'Nashville Sound'.

Ray pubblicò il suo ultimo disco ('Last of Breed', Long Highway Records') nel 2007 con i suoi vecchi amici Willie Nelson e Merle Haggard. Da tutti era riconosciuto come un innovatore e un punto di riferimento nel mondo della musica country. È morto nel dicembre 2013. Willie Nelson di recente ha dichiarato di lui che, 'Ray era il migliore amico che si potesse avere. Abbiamo viaggiato insieme, vissuto insieme, festeggiato assieme... Abbiamo condiviso assieme un sacco di bei momenti.'

Ecco Willie Nelson. Anche lui, come il suo vecchio compagno di avventure, è stato ed è un punto di riferimento nel mondo della musica, specialmente negli Stati Uniti d'America, e - non solo - è anche sicuramente quello che si può considerare sin dagli anni cinquanta un punto di riferimento per quella che è la cultura dell'intero paese. Willie Nelson è una specie di icona. Questo vale tanto per il genere country, che per Willie Nelson ha sempre significato una specie di ibrido tra jazz, cultura folk popolare, musica blues e rock'n'roll,; ma vale anche per tutti quelli che vivono e sono oppure sono statai devoti al culto della cultura hippie, del mito di Nashville. Tutte cose che fanno di Willie Nelson uno dei musicisti e scrittori di canzoni più influenti nella storia della tradizione musicale americana.

Non si può allora parlare di Willie Nelson senza anche contestualizzarlo all'interno della cultura e della storia della società civile americana. Noto per il suo attivismo a tutti i livelli, con Neil Young e John Mellencamp nel 1985 organizzò il Farm Aird per porre l'attenzione e assistere quella che è la realtà negli USA dei piccoli agricoltori. Willie Nelson è storicamente pacifista e contro la guerra ma è allo stesso tempo anche quello che si potrebbe definire un patriota: partecipò direttamente a 'America: A Tribute for Heroes', un grandissimo evento organizzato dopo gli attacchi dell'11 settembre, ma allo stesso tempo ha storicamente espresso dubbi per quello che riguarda gli attacchi e quelle che sono le versioni 'ufficiali' e ha condannato gli attacchi contro Afghanistan e Iraq. Sostenitore del partito democratico, e amico personale di Bernie Sanders da lungo tempo, ha di recente dichiarato che nonostante tutto, prima di morire, non gli dispiacerebbe vedere una donna eletta presidente degli Stati Uniti d'America. Storicamente sostenitore del matrimonio tra omosessuali e a favore di una riforma delle leggi sul consumo delle cosiddette 'droghe leggere', nel 2015 al South By Southwest Music Festival di Austin, Texas, annunciò il suo ingresso nel business della marijuana.

In ogni caso, come avrebbe potuto mai intitolare un disco dedicato a un caro amico come Ray Price, se non, 'For the Good Times'. Pubblicato lo scorso 16 settembre su Legacy Recordings e prodotto da Fred Foster e Bergen White e con la presenza di Vince Gill, cantante e scrittore di canzoni country contemporaneo, oltre che multistrumentista, e molto apprezzato e conosciuti negli US, il disco fonda chiaramente su quella che è una vera e propria miscela di cultura honk tonk e 'countrypolitan'. Accompagnato in diverse tracce ('Heartaches by the Number', 'I'll Be There (If You Ever Want Me', 'City Lights', 'Don't You Ever Get Tired of Me', 'Crazy Arms', Invitation to the Blues') dai The Time Jumpers, un complesso swing formato nel 1998 a Nashville nel Tenneesee, il disco riprende ovviamente quelli che furono dei grandi successi interpretrati da Ray Price e canzoni (dodici in totale) che scritte e interpretrate negli anni da diversi autori, costituiscono oggi un vero patrimonio per la musica americana.

Tra queste, inevitabilmente, ci sono anche canzoni scritte direttamente proprio da Willie Nelson, come 'It Always Will Be' e 'Night Life' (scritta con Paul Buslirk e Walt Breeland). Altre sono scritte e composte da autori del calibro di Hank Cochran ('Make the World Go Away', 'Don't You Ever Get Tired of Me'), Roger Miller, Bill Anderson, Bob Wills, Johnny Lee Wills e chiaramente Kris Kristofferson con 'For the Good Times', che dà il titolo al disco e in qualche modo anche riassume in sé stessa l'omaggio che Wilie ha voluto dare al suo vecchio amico. Ma possiamo considerare questo disco anche in una maniera diversa e quindi non solo come un tributo a Ray Price, ma proprio per i suoi contenuti anche 'storici', come qualche cosa che abbia un significato importante per il genere e la cultura country e in generale per una certa subcultura degli Stati Uniti d'America. Una subcultura che è sempre esistita e che in qualche modo è sempre stata contro il cosiddetto potere costituito, pure senza per questo avere somiglianze con quelli che potevano essere gruppi e partiti extraparlamentari del nostro paese o altre esperienze europee del genere. Un disco che comunque esce praticamente poco prima delle elezioni presidenziali negli USA (che si terranno il prossimo otto novembre) e che vedranno da una parte la candidata dei democratici Hillary Clinton, già First Lady e la donna che Willie si augura diventi il primo presidente donna del paese, e l'imprenditore e candidato dei repubblicano, il celebre Donald John Trump, presidente della 'Trump Organization', quello che in questo momento appare il favorito (anche a causa di alcune debolezze della candidata avversaria) e una figura che considero personalmente assolutamente impresentabile e non solo per ricoprire una carica così importante e essere il presidente di quella che è probabilmente ancora la più potente nazione del mondo. Un razzista e una persona intollerante, un ricco imprenditore con una potenza finanziaria sconfinata e con un mucchio di scandali e che in Italia è facile accostare a Silvio Berlusconi, l'uomo che per venti anni ha tenuto in mano le sorti del nostro paese.

Ma non voglio entrare troppo a fondo in tematiche di tipo politico. In ogni caso penso che per un italiano molte volte sia difficile vedere delle differenze tra i democratici e i repubblicani. Secondo molti i due partiti sarebbero nei fatti coincidenti e farebbero in ogni caso gli interessi della cosiddetta classe elitaria. Comprensibilmente, abbiamo una storia e una cultura e specialmente per quello che riguarda la politica, che sono molto lontane dagli Stati Uniti d'America, ma una storia che in qualche modo oggi sta andando in una direzione che vuole 'collidere' o che comunque pretende di coincidere con la realtà americana e dove inevitabilmente siamo anche noi chiamati a dover vedere e considerare delle differenze tra degli schieramenti politici che sono lontani da quelli che la nostra storia ci ha 'insegnato'. C'è stato un tempo in cui per molti italiani di sinistra, c'è stato un tempo che in Italia se eri di sinistra, eri comunista e dove molti di questi vedevano gli Stati Uniti come il nemico. Prima della fine della Guerra Fredda, credo fosse più facile in qualche modo vedere il mondo in bianco e nero e definire che cosa fosse giusto e che cosa sbagliato. Io sono un uomo dei miei tempi e quella che posso fare è solo una considerazione dei fatti e pensare che in fondo, 'Più le cose cambiano, più restano le stesse.' Non sono certo che tutto sia necessariamente cambiato o comunque che oggi sia peggio di ieri. Secondo me viviamo in una società generalmente più consapevole ad esempio. Ma non è questo il punto. Quello che forse a molti sfugge e che in questo contesto ci sono sempre delle scelte da fare e molto spesso per farlo vanno colte quelleo che potremmo definire delle vere e proprie 'sfumature'. Apparentemente viviamo in un mondo privo di ideali per cui combattere, così dicono, e dove è impossibile oramai sognare di vivere in un mondo migliore e in un sistema più egualitario.Un mondo dove è più facile di conseguenza sentirsi completamente da soli a causa di tutte queste cose e dell'assenza di punti di riferimenti, ma questa cosa è sbagliata, perché, da qualunque parte tu voglia stare, ci sono un sacco di cose e di cause piccole o grandi che sono comunque importanti e che meritano di essere affrontate e discusse e che per questa ragione ci invitano ancora una volta a stare assieme e confrontarci e discutere. Parlare di diritti civili secondo molti è una puttanata. Cose che per molti sono di piccolo conto, come il matrimonio tra le coppie omosessuali e le unioni civili, persino una 'cazzata' come una riforma sull'uso della marijuana e delle droghe leggere, tutte queste cose in realtà coinvolgono e interessano direttamente un sacco di persone e in molti casi possono determinare la loro esistenza. Queste possono essere le tue cause o le tue problematiche, oppure no, ma vivere in un sistema sociale ti chiama per forza a schierarti e avere attenzione a quelle che a questo punto diventa sicuramente fallace definire semplici sfumature. Willie sicuramente non le ha mai considerate tali. Oggi ha ottantatre anni ed è ancora sempre lo stesso figlio di puttana. Secondo molti alcuni musicisti, ma non solo, arrivati a una certa età dovrebbero andare in pensione, sparire dalle scene, togliersi dalle palle, ma per quanto mi riguarda sono invece proprio loro che devono andare a farsi fottere. Willie Nelson è vecchio, questo è evidente, e ha vissuto una lunga vita e un sacco di esperienze e ha un sacco di storie interessanti da raccontare. Come ho detto, allo stesso tempo, è una specie di icona e rappresenta un pezzo di storia degli Stati Uniti d'America, un pezzo di storia che ha cantato e che continua a cantare nelle sue canzoni. Oppure cantando quelle degli altri. Quando diventi vecchio, perdi un sacco di amici, così va la vita, ma puoi ricordarli. Puoi registrare un album per commemorare il tempo che avete passato assieme e allo stesso tempo dimostrare che hai sempre qualche cosa da dire.

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