I repubblicani e di conseguenza molti fan di vecchia oppure vecchissima data non l'hanno presa bene quando Willie Nelson per la prima volta ha deciso di prendere parte a una iniziativa politica in senso stretto, dichiarando di sostenere e prendendo parte attivamente alla campagna elettorale per Beto O'Rourke, il candidato democratico progressista al senato per lo stato del Texas che a novembre sfiderà il senatore repubblicano Ted Cruz.
Va detto che il vecchio Willie è sempre stato chiaramente un idolo presso i repubblicazioni, come potrebbe essere altrimenti per la leggenda vivente della musica country, un artista popolare nel vero senso del termine, ma che ha sempre avuto posizioni nettamente liberali: è noto per essere sempre stato a sostegno per la legalizzazione delle droghe leggere, così come per il suo impegno per l'ambiente e la tutela degli animali. È storicamente amico della famiglia Clinton e degli Obama e si è schierato contro la guerra in Iraq e a favore dei diritti degli omosessuali, posizioni politiche e ideologiche che del resto non vanno necessariamente in contrasto con la ideologia repubblicana. Willie Nelson è un grande musicista, una leggenda, un'icona, ma anche quello che ogni americano definirebbe come un buon patriota. La sua scelta politica in questo senso può essere solo intesa se consideriamo la particolare situazione degli Stati Uniti d'America, che non è dissimile poi dal resto del mondo occidentale e che vede come presidente una figura anti-democratica e contro ogni valore che pure ogni repubblicano condividerebbe. Basti pensare alla serie di uscite patetiche in occasione della morte di McCain come quelle relative l'11 settembre.
Insomma a quanto pare alcuni dei suoi fan lo starebbero abbandonando, ma sinceramente non penso proprio che Willie si curi di questo più di tanto, così come dubito che questo riguardi i suoi fan storici, che del resto non sono solo appartenenti all'elettorato repubblicano e poi lo stesso Texas in fondo, considerato da molti come un postaccio abitato da cowboy, ha molte facce e poi alla fine è anche uno dei posti più ricchi per quello che riguarda la controcultura più progressista. Così in un momento in cui l'America si divide in due, come l'Europa, su questioni che a questo punto sono basiche, Willie se ne esce fuori con un ennesimo nuovo album intitolato "My Way" e in cui riprende 11 pezzi del repertorio del suo vecchio amico Frank Sinatra.
Sì, proprio Frank Sinatra e sì, avete ragione: l'idea non è originale. È lo stesso percorso sul quale si è incamminato un altro pilastro della canzone americana e non solo, cioè quello che poi è il più grande scrittore di canzoni di tutti i tempi, Bob Dylan. Casualità? Sì e no. Evidentemente entrambi i musicisti, con percorsi diversi e una diversa radice culturale e ideologica, dopo un lungo cammino hanno deciso di ritornare alle origini, al cuore della cultura americana della prima metà del secolo. Una volontà che in parte è dovuta sicuramente alla bellezza delle canzoni e di quei suoni, un esercizio anche di stile (il disco del resto è chiaramente arrangiato e suonato in maniera deliziosa), ma soprattutto idealmente a questo punto un ennesimo ponte, un collante tra tutti i pezzi della componente più storica degli Stati Uniti d'America. È chiaro che idealmente del resto, Willie Nelson e ancora più Frank Sinatra, non richiamino sicuramente la popolazione afro-americana in primo luogo, gli immigrati dal Messico e dall'America centrale e latina, ma la scelta ha evidentemente comunque dei connotati ideologici.
Willie Nelson, con questo album prodotto dal solito Buddy Cannon con Matt Rollings (c'è anche Norah Jones, che duetta in "What Is This Thing Called Love") manda un messaggio a quella classe media, prova a richiamarli all'ordine e abbandonare quella deriva della "white supremacy" che in fondo pure in un paese sicuramente carico di contraddizioni, si dovrebbe ritenere superata da tutte le parti. Probabilmente non basterà, perché quando le persone non vogliono vedere non vedono e quando non vogliono ascoltare, non ascoltano, ma Willie resta un grande esempio in ogni caso in un mondo dove si dice che le forze democratiche abbiano abdicato, lui dimostra che questo non è vero: determinate situazioni contingenti esistono e sono dominanti, persino schiaccianti, ma la rinuncia sta tutta dentro la tua testa.
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