...e anche il grande zingaro ci ha lasciato. Uno degli artisti più anticonvenzionali del rock, con la sua aria enigmatica e la sua espressione da "...ti frego anche stavolta". Un ricercatore della musica, mai pago di trovare e sperimentare nuovi suoni. Capace di far convivere Rock'n'roll, blues, soul, cajun music, folk e musica latina, tex-mex e cantautorato francese in un mix sempre originale ma così attaccato alla roots music.

Si è spento il 6 Agosto 2009 per un fulminante tumore al pancreas, in un ospedale di New York. Questo "PISTOLA" rimarrà la sua ultima testimonianza in studio, uscita nel 2008. Disco onesto e  in linea con le sue ultime produzioni.

Nato musicalmente a New York, in pieno periodo punk, è un gran frequentatore del locale più in voga all'epoca nella grande mela. Attorno al CBGB ruota tutta la musica newyorchese dell'epoca e ci vuole poco per far rientrare anche Willy e la sua band i MINK DE VILLE nel calderone punk. Ma fu tutto molto azzardato. DeVille nel corso della sua ricerca musicale saprà dimostrare il suo grande fiuto nel saper mettere nella sua musica le influenze musicali dei luoghi che frequenterà in vita, che siano New Orleans, Parigi, Berlino o l'Italia e il titolo "pistola" è lì a dimostrarlo.

Carismatico come pochi sul palco, seppe incarnare l'esatto idioma del musicista girovago e vagabondo e il suo look quasi da zingaro era lì a dimostrarlo in modo visivo. La copertina di Pistola ce lo mostra pensieroso con i suoi sottili baffetti e i suoi tatuaggi che sanno tanto di vita vissuta.

"So so Real" attacca, una bella ballata diretta e molto dylaniana nel cantato con il chorus che ti si stampa in testa fin dal primo ascolto. Nella seguente "Been there done that", un funk reggaeggiante con tanto di fiati, ci mostra di cosa è capace, quando gioca con le musicalità piu' disparate. "When i get home" è una ballad, che ascoltata ora a pochi giorni dalla sua scomparsa è ancora più suggestiva e malinconica di quanto lo era già prima. La sua voce roca e tenebrosa fa il resto. Tra il il lento tex mex di "The band played on" che sa tanto di frontiera e ci catapulta in paesaggi caldi e sonnolenti, c'è il cajun-blues di "You got the world in your hands" che ci trasporta sulle rive del MiSSiSSiPPI.

La ballatona molto '50 "I remember the first time" ce lo riconsegna romantico e sognatore per poi ridiventare figlio del diavolo nel blues "I'm gonna do something the devil never did", lento ed ipnotico mantra voodoo in cui ci racconta i suoi peccati. Senza dimenticare le due spoken songs in cui la sua voce profonda mette quasi i brividi e la cover "Louise" di Paul Siebel.

Questo disco puo' essere, benissimo, un piccolo riassunto della carriera musicale di De Ville, forse distante da capolavori come "Coupe De Grace" (1981) o "Miracle" (1987) ma un buon inizio, per poi andare a ritroso e riscoprire l'arte di questo grande zingaro della musica rock. ADDIO. 

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