Ciao ragazzi, oggi si parla di una cantante che ben descrive una certa traiettoria professionale ed umana: la dolce e simpatica Wilma Goich, cantante ligure di origine dalmata che, nelle sue foto recenti e passate (vedi a lato) ricorda tanto un'amica di famiglia, o addirittura una zia, di quelle sempre pronte ad ospitarci a casa loro e cucinarci prelibatezze succulente.

La Goich esordisce negli anni 60, partecipa con successo a Sanremo con "Le colline sono in fiore", si sposta successivamente con un altro campione dell'epoca - da me per ora trascurato ma in futuro non si sa mai - come Edoardo Vianello, dando vita, negli anni '70, alla coppia dei "Vianella", con pezzi originali alternati ad un repertorio della Roma popolaresca; successivamente, a seguito della separazione dal marito, si ricicla nel revival televisivo degli anni '80, affiancando con successo e simpatia Mike Bongiorno in alcune trasmissione targate biscione. Il tutto senza trascurare qualche turnè ed una attività discografica, che, pur ridotta, premia gli aficionados della simpatica Wilma.

Di Wilma si parla poco, dando talvolta per scontata la sua presenza di contorno in qualche trasmissione televisiva (peraltro diradata ultimamente), ma, a mio avviso, con ciò si fa un grave torto all'interprete di Cairo Montenotte: si tratta, infatti, di una cantante garbata, dalla bella e squillante voce, ben impostata, che senza strafare ha saputo interpretate vari brani di successo nel corso di una ormai quarantennale carriera, fungendo da modello per tutte le interpreti che, nel corso degli ultimi anni, alternano l'attività di presentatrice tivvù e cantante: da Rita Forte a Luisa Corna, per intenderci, pur nella differenza di stili e gusti.

In questa bella antologia trovate il meglio della Goich, a partire dalla menzionata "Le colline sono in fiore" - bel spezzo in pieno stile anni '60, dai toni dolci ed evocativi, quasi come un lieder, all'altrettanto nota "Se stasera sono qui" (scritta da Tenco), dagli accenti ritmati a quasi vaudeville, a significare il crossover di cui Wilma è stata pioniera nel recitar-cantando-presentando, con maggiore umiltà e feeling della più celebrata Mina. Non da meno gli altri pezzi, fra i quali vi segnalo, sempre per le interessati interpretazioni di Wilma, "Ho capito che ti amo", "Dolcemente" e "Piccolo fiore".

Visto che, come ben dovreste sapere, non amo fare il lirico dei tempi andati, né praticare l'arte della glorificazione, non posso che formulare un paio di note critiche conclusive sulla Goich, evidenziando perché, a tutt'oggi, ella rimanga una figura minore, anche se antesignana, del pop italiano: probabilmente la Nostra fu superata, negli anni '60, da figure più dotate tecnicamente (Mina, Vanoni, Zanicchi), e da altre più in sintonia con il pubblico giovane (Caselli), rimanendo, al dunque, come una figura di secondo piano rispetto alle più quotate colleghe; forse non le arrise un'immagine eccessivamente semplice - ancorché genuina, ed, in ciò, estremamente apprezzabile - e l'assenza di quell'aura di divismo che, ancor oggi, sembra fare la fortuna di persone prive di effettive e rilevanti qualità.

Ad ogni buon conto, quando vedo ed ascolto Wilma Goich, mi sembra di scorgere un'anima serena ed equilibrata, un bell'esempio di stile ed educazione che ancor'oggi avrebbe qualcosa da dirci, ed in sintesi una piccola icona di quell'Italia minore (ed in minoranza) di cui spesso, ricorrendo le Tatangelo di turno, ci si dimentica.

Sentimentalmente Vostro

 

Il_Paolo

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