Vedo mani avide scegliere Hey Jude del 'malvagio' Pickett fra un'infinità di mostri sacri della Soul Music ma loro scelgono sicure, decise, guidate dai ricordi di una voce che riempie le stanze, scalda gli animi e satura l'aria.
Pickett è stato uno fra i più grandi soulman dei sixties a stelle e strisce. Nato nella calda e temperata Alabama e cresciuto a suon di gospel e spiritual, grazie ad un carattere incisivo, forte e passionale e ad una voce strepitosamente aggressiva, diventerà uno dei simboli dell' R&B dell'epoca, contribuendo allo 'sdogamento' del Ritm & Blues confinato e relegato in quegli anni solo ad un pubblico nero. Riscontrata in lui la stoffa dell'idolo, messo sotto contratto dall'Atlantic, macinerà successi dopo successi e oltre che come compositore di pezzi propri si affermerà sopratutto come grande interprete di cover. Passato dagli studi della Stax Record di Memphis a quelli della Fame in Alabama fra il '68 e il '69 pubblicherà 'Hey Jude' ottava fatica se si considerano i vari Best of dove dimostrerà le sue incredibili qualità di 'vizioso' del Soul.
Ma cos'è 'Hey Jude'?
'Hey Jude' è un album caldo, positivo e pulsante. E' un canto all'amore come sentimento, all'amore come fisicità, come piacere. Tutto al suo interno risente della carica animalesca di Pickett. Tutto. Ogni melodia, ogni intonazione, ogni verso trasuda passione. Quel senso selvaggio del ritmo, quel fraseggio isterico e ritmato 'alla Pickett' scandiscono la positività e la tristezza, la gioia e la ricerca, la fiamma e il desiderio irrefrenabili verso le sue donne a seconda del suo stato d'animo o del pezzo che andremo ad ascoltare. Con Wilson capiterà di trovarci, come in 'A Man And A Half', in una dichiarazione aperta a godere delle gioie dell'amore per sempre o per una notte sola come in 'My Own Style Of Loving' e 'Night Owl', perchè infondo tutto ciò che può offrirci una notte può essere per sempre. Sentiremo con Pickett l'impeto di gridare questo sentimento nel suo semplice significato di base in 'Hey Jude', nella quale il suo l'agrodolce e carnale singhiozzo ci regalerà una delle più avvincenti reinterpretazioni di questo grande pezzo Beatlesiano. Avremo bisogno di cantare il nostro essere selvaggi e liberi sulle note della grintosa rivisitazione di 'Born To Be Wild' dei Steppenwolf o ci capiterà, magari, di lasciarci sedurre dai sax graffianti di 'Sit Down And Talk This Over' o dai stuzzicanti cori delle 'Sweet Ispiration' in 'Save Me'. Insieme alla sua voce arrogante e ruvida grideremo tutto il nostro amore in 'Toe Hold' e desidereremo il suo suadente ansito non spegnersi mai intonando le struggenti ballatone-soul del disco: 'Search Your Heart' e 'Back In Arms'. Pezzi unici questi, rare gemme d'altri tempi.
Non è nient'altro che questo 'Hey Jude'. Uno scossone dentro. Un eccitamento fulmineo. L'incontro di quelle due imperfette metà del mondo che sono l'uomo e la donna e della meraviglia che può crearsi dal loro scontro.
... Mi piace ricordare di aver conosciuto Wilson Pickett in una minuscola stanzetta di una Parigi invernale per mano di una persona che quando me lo presentò ridendo mi disse è Wilson, Wilson il 'malvagio'... Così non me la sono più levata dalla testa quella voce impertinente.
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