Sottovalutati. Il destino di tanti nell'Inghilterra a cavallo tra gli anni '60 e '70. Eppure i Wishbone Ash hanno saputo ritagliarsi un loro spazio, soprattutto con la pubblicazione del loro terzo lavoro, "Argus" (1972). Da molti considerato come l'apice della loro carriera, "Argus" è il lavoro che li ha lanciati internazionalmente, con il quale si sono fatti conoscere e la cui cassa di risonanza ha forse "oscurato" l'album successivo, "Wishbone Four" (1973).

Quarto lavoro in studio che ripropone la caratteristica essenziale degli Ash: quella di aver forgiato un rock iper-chitarristico, essenzialmente basato sugli scambi tra i due axeman, Ted Turner e Andy Powell (anche vocalist). "Wishbone Four" è hard rock classico, debitore ai grandi del genere e a cui i Wishbone Ash pagano forse la "subordinazione" stilistica, anche se rispetto a "ciclopi" come Led Zeppelin e Deep Purple, gli Ash hanno uno stile decisamente più asciutto e meno "barocco", fatta eccezione per il già citato "Argus", che anche da un punto di vista compositivo è probabilmente la loro opera più complessa.

Il disco in questione è un'opera di puro e semplice rock, privo di particolari orpelli e tecnicismi. Si passa dal solido hard rock dell'iniziale "So Many Things To Say" ai ritmi più dilatati di pezzi come "Ballad Of The Beacon", "Sorrel" e della lunga e malinconica "Everybody Needs A Friend". Piglio più frizzante per "No Easy Road" e "Rock 'n' Roll Widow". Un lavoro non del tutto omogeneo, a volte alla ricerca anche di linee melodiche non troppo ricercate, ma che svolge appieno il suo compito.

Si respira l'aria del rock innocente dei seventies, quello meno cervellotico e "impegnato". Buona musica, bravi musicisti. 40 minuti di riappacificazione con il passato.

1. "So Many Things To Say" (5:04)
2. "Ballad Of The Beacon" (5:05)
3. "No Easy Road" (3:48)
4. "Everybody Needs A Friend" (8:23)
5. "Doctor" (5:53)
6. "Sorrel" (5:02)
7. "Sing Out The Song" (4:24)
8. "Rock 'n' Roll Widow" (5:50)

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