Con "At Mount Zoomer" tornano sulla scena i Wolf Parade, uno dei gruppi più apprezzati della scena Indie degli ultimi anni.

Un pò di attesa c'era per questi giovani canadesi dopo il validissimo debutto del 2005 con "Apologies To The Queen Mary". L'album fu un buon successo di critica e pubblico e fu prodotto dal talentuoso Isaac Brock, leader dei Modest Mouse.

Si tratta di nove solide canzoni di alternative pop-rock che (a mio parere) hanno il merito di non essere comprese dopo pochi ascolti(non pensiate di canticchiarle presto) e che ti inducono a premere nuovamente il tasto "play" dello stereo comunque convinto che l'ascolto successivo chiarisca meglio le idee.

L'album parte subito col piede giusto con i cambi di ritmo di "Soldier's Grin" e con il pianoforte sghembo della breve ma incisiva "Call It a Ritual".

Fin da subito la band mette le cose in chiaro, dimostrandosi in perfetta forma e lasciando intuire come non abbiano voluto realizzare un clone del precedente lavoro. Non a caso sono stati loro stessi ad affermare che le prime canzoni composte per "At Mount Zoomer" suonavano fin troppo simili alle precedenti. Da qui la decisione di cestinarle e ripartire da zero. Il risultato? A differenza di "Apologies To The Queen Mary", cambia l'approccio alla scrittura, viene dato maggiore risalto alle tastiere e la produzione risulta più pulita e lineare: ciò forse va un pò a discapito della spontaneità e dell'urgenza espressiva (davvero notevoli nel loro primo album) ma i brani si susseguono ben incastonati e si lasciano ascoltare tutti volentieri.

Meritevoli di essere ricordate sono anche "Language City" col suo incalzante finale, la barcollante "Bang Your Dream" e la solare "The Grey Estates", di sicuro la più orecchiabile del lotto. I Wolf Parade tirano fuori l'asso dalla manica con i sorprendenti dieci minuti e passa della conclusiva "Kissing The Beehive"(che sarebbe dovuto essere anche il titolo dell'album): cambi di ritmo, echi progressive e emozioni vere per quello che è forse il brano più interessante della loro ancor poco corposa discografia.

Se pur chiaramente influenzati da Modest Mouse e in maniera inferiore dagli Arcade Fire, i Wolf Parade mostrano una buona personalità e dei chiari segni distintivi che confermano il loro indiscusso talento.

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