Sono passati cinque anni dall'uscita dell'album di debutto degli Wolfmother, che tornano alla carica in questo glorioso 2009 regalandoci un nuovo lavoro composto da dodici brani inediti.
In tutto questo tempo la formazione del gruppo australiano è però cambiata: l'unico membro fondatore rimasto è infatti il chitarrista e cantante Andrew Stockdale, estroso personaggio dall'originale capigliatura e dalla voce "Plantiana", che compone tutte le canzoni del gruppo.
"Cosmic Egg" (una posizione yoga, mi pare) non si discosta troppo dal suo predecessore. Il genere che ci viene presentato è infatti lo stesso potente Hard Rock con varie contaminazioni in altri generi, dal Metal ("10,000 Feet"), all'Indie ("Violence Of The Sun"), condito con qualche ballata ("Far Away") e sempre pronto a richiamare il passato e mostrare le influenze della band in modo terribilmente esplicito (passiamo infatti da richiami ai Beatles in "The Pilgrim", ritmi alla Deep Purple nella titletrack, palate di riff Sabbathiani e sfacciati riferimenti ai Led Zeppelin in tracce come "In The Morning"), a partire della già citata voce di Stockdale, a volte davvero troppo simile a quella di Plant, anche se capace di mostrare lati caldi e sentimentali. Le canzoni, tutte attorno ai quattro minuti, sono semplici e create attorno a riff potenti e d'effetto, come ad esempio il singolo "New Moon Rising", l'orientaleggiante successore di "Woman".
Insomma gli Wolfmother, in attesa di una stabilità totale, non rischiano e creano un album molto piacevole, potente e carico, tutto sommato soddisfacente, ma privo di sorprese e non del tutto convincente, data la totale dipendenza nei confronti delle sopracitate band del passato.
E' un bel disco, ma dopo non troppi ascolti può finire nel dimenticatoio.
Influenzato.
Voto: 3,5
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