Ed eccoci nuovamente qui, con davanti il pc acceso, il foglio word aperto in attesa che qualche lettera riempi i suoi vuoti spazi bianchi, ed in loop, da ormai una settimana piena, il nuovo album degli americanissimi Wolves in the throne room, da me tanto atteso per aver conferma o altrettanta smentita delle loro reali capacità dopo il capolavoro "Two hunters".

"Black cascade", questo il nome di questa altra mastodontica opera, va a posizionarsi su livelli se vogliamo ancor più alti del suo predecessore smussando gli angoli asciutti di emozionalità riempiendoli con bordate atmosferiche veramente mozzafiato e con un'attitudine ancora più psichedelica, rarefatta, possente e se proprio vogliamo usare questo termine: epica. Si compone come al solito di "soli" quattro brani per un totale di 50 minuti pieni fino all'orlo di black metal contaminato ma allo stesso tempo puro nel descrivere paesaggi naturali e "nordici".

Dicevamo quattro tracce, quattro lunghissime tracce (la media è sopra i 10 minuti a brano), che vanno ad assestarsi come il punto più alto che il black metal, se ancora così possiamo chiamarlo, ha conosciuto da un pò di anni a questa parte; quattro tracce dove succede un pò di tutto, dove il succitato genere viene affiancato da psichedelia, doom, folk, dark wave, ambient e post-rock (nei continui saliscendi emotivi e in alcune strutture armoniche che mi hanno ricordato non poco i Godspeed you! black emperor), dove la singolarità sta tutta nell'attitudine tutto fuorchè estrema tanto da attirare le orecchie di gente poco avvezza a tali sonorità, provenienti da ascolti quanto più distanti tra loro.

Potrei benissimo fare il track by track, ma questa è un opera dove questo metodo d'analisi diventa difficilissimo e mal si presta al reale scopo della musica ivi contenuta, che si presenta come un impasto di sonorità ampie e come detto epiche ed emozionali dove il gioco delle parti è affidato tutto all'esasperazione spaziale e cosmica che tale musica espone (molto vicini ai primi Ulver per quanto riguarda quest'attitudine, un modo di intendere il black metal tutto loro, basato non su scenari satanisti come da tradizione bensì su esaltazioni naturali piene di fascino).

I Wolves se ne escono con quest'ennesimo capolavoro che andrà a trovare quanti più pareri positivi per via del fascino e del calore che sa emanare traccia dopo traccia, riff dopo riff, atmosfera dopo atmosfera.

La conferma che cercavo, nient'altro d'aggiungere.

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