E' il cinema delle immagini e dei sentimenti quello del maestro cinese Wong Kar Wai. La sua arte è silenziosa, priva di retorica, sentimentale nella sua semplicità. Tocca, scruta, affanna senza mai offendere o politicizzare. Descrizioni di attimi, sguardi fugaci, sensazioni, musiche. Tutto sembra essere sempre al posto giusto nei film di Kar Wai, che si distinguono per quel tocco intimo e sofferto che il cinema orientale ha sempre vantato nei confronti delle pellicole hollywoodiane.
Il cinese si era fatto notare per una serie di film "viscerali" ma già autentici, tra i quali spiccano il suo primo "As tears go by" e "Hon Kong express" del 1994, che preannunciava la venuta futura del cinema di sentimenti, musica ed emozioni, sebbene la sua espressione non fosse ancora ai livelli che verranno raggiunti in seguito.
Nella sua carriera "In the mood for love" (2000) rappresenta quello che molti definiscono come il suo capolavoro. Viene meno l'intreccio di lavori precedenti per una maggiore linearità di fondo: Chow (il suo "attore feticcio" Tony Leung) e Su Li Zhen (Maggie Cheung) sono vicini di casa, entrambi sposati. Scopriranno di essere traditi dai rispettivi partner e tra loro nascerà un forte legame affettivo. I due iniziano a vedersi e si comportano come se stessero parlando entrambi alla propria moglie o al proprio marito. Il gioco di confidenze finirà per diventare amore, ma con la solita classe poetica e visionaria Wong Kar Wai non fa mai intravedere scene di sesso, facendo intuire tutto dagli sguardi e dai movimenti dei due.
E' questo, nella sua semplice apparenza, il Cinema di Wong Kar Wai. Lineare, forse un tantino manieristico in alcuni passaggi, ma fondamentalmente genuino e vero, realmente sentito. I sentimenti non vengono esposti attraverso le parole, ma vengono fatti intuire dai lenti movimenti che caratterizzano l'intera pellicola. Gli sguardi, la musica lanciano anch'essi messaggi continui, che non sono solo piccoli particolari, ma veri e propri elementi di un film che si regge su queste sottigliezze. Eventi che appaiono statici, quasi sospesi in un tempo perduto, colori forti, "vivi", accostati all'oscurità di una notte molto presente.
Un pastiche di moderno e passato dove non trionfa lo spettacolo ma bensì il realismo dei sentimenti. Pulsioni e passioni non vengono mostrate, quasi a richiamare un "neoclassicismo" che si fonde con una fotografia potente e fortemente illuminata da colori che contribuiscono a creare un'atmosfera sognante entro la quale si muovono due attori in stato di grazia. In particolare non si può non rimanere colpiti dal fascino e dall'eleganza dell'attrice protagonista Maggie Cheung, perfetta in ogni sua mossa. Wong Kar Wai costruisce con la forza delle immagini e dei richiami umani, dando una lezione di Cinema a molti "grandi" o presunti cineasti a stelle e striscie.
"Quando ripenso a quegl'anni lontani è come se li guardassi attraverso un vetro impolverato. Il passato è qualcosa che può vedere ma non può toccare e tutto ciò che vede è sfocato, indistinto."
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