Nuova puntata della sterminata filmografia di Woody. Nella poco sapida, seppur dignitosa, fase senile della carriera del gigantesco cineasta, uno dei momenti più apprezzabili è stato rappresentato dal ritratto di donna sull'orlo di una crisi di nervi, con la meravigliosa Cate Blanchett di Blue Jasmine. Nel nuovo lavoro Woody riprende saggiamente questo filone e lo rinforza, rimpolpando la dimensione sentimentale ma non scordando quella materiale, economica, pragmatica.
Kate Winslet non è inferiore alla Blanchett nel dare espressione e fisicità a Ginny, una donna profondamente frustrata, infelice, vittima delle sue stesse azioni sbagliate prima, e delle scelte di comodo poi. Madre incapace, moglie lamentosa che stigmatizza il marito e poi cade negli stessi suoi vizi, trova uno spiraglio di felicità quando incontra il bel Mickey (Justin Timberlake).
Ma ovviamente non tutto andrà come deve e Ginny darà progressivamente prova della sua malignità, sfoderando gli artigli per difendere quella sua (illusione di) felicità. Come con Jasmine quattro anni fa, Allen ritrae con spietata accuratezza alcuni grandi, enormi difetti del gentil sesso. Donne false, tremendamente attaccate al denaro o a tal punto vanitose da illudersi di poter vivere una vita da sogno con ragazzi di vent'anni più giovani.
La scelta programmatica del regista è apprezzabile in sé e anche per la temperie di questi anni, nei quali le donne sono sempre ed esclusivamente vittime. Questo non significa che gli uomini sia incorruttibili e giusti; sbagliano anche loro, ma hanno una diversa onestà intellettuale. I personaggi di Timberlake e Jim Belushi (mitico) commettono errori, perdono le staffe, bevono, sono doppiogiochisti e si fanno spesso facilmente accalappiare dalla bellezza, senza cautele.
Ma sanno riconoscere i loro errori, sanno arrivare a un momento di catarsi in cui mettono da parte i sotterfugi per vivere rettamente, per seguire un percorso più onesto. O ancora, non piegano il loro comportamento in modo scorretto per il proprio tornaconto sentimentale. Ed è questa invece la grande accusa che Allen rivolge a certi tipi di donna: il loro fare calcoli spietati, adducendo pretesti per fare la lotta alle loro concorrenti amorose. Certe donne, non tutte; ci sono anche gli ingenui agnellini come quello interpretato da Juno Temple. Ma come accadeva anche ad esempio in Basta che funzioni, la donna giovane è angelica e trasparente, mentre quella più esperta e oculata sa tramare per i propri obiettivi, sentimentali e materiali.
La Winslet dà tutto nell'interpretazione, non solo con le parole e le espressioni, ma con un corpo che parla e dice lo sfiorire della donna, che improvvisamente ha un sussulto d'amore che le dona nuova fioritura. Bene tutto il cast, mentre si può discutere sull'efficacia delle luci, così enfaticamente utilizzate per segnalare i contrasti tra i sentimenti caldi di Ginny (e non solo) e il blu di una vita ripetitiva e senza sogni. Perché la donna maliziosa raccontata da Woody vive quotidianamente il veleno di aver fallito artisticamente, il rifiuto di una vita normale perché lei è un'attrice di teatro.
Anche la regia molto semplice non è tipicamente alleniana, soprattutto nei dialoghi che spesso vedono l'utilizzo del campo-controcampo puro. Altri invece godono di trovate più fresche, come quelli ambientati in casa, durante i quali la macchina da presa si muove con maggior solerzia, seguendo le traiettorie umorali dei vari familiari.
Bella la figura del figlio Richie, che rappresenta un po' Woody stesso: un ragazzo disagiato, che ama vedere le cose bruciare e trova pace solamente nella sala di un cinema. È un elemento che potrebbe essere sottovalutato, ma dà una visione più sistematica al film. E allora da una madre disastrosa e dal suo ragazzo senza guide né disciplina, un piromane cinefilo, potrebbe nascere qualcosa di buono, un futuro genio della Settima Arte.
Rispetto ai drammoni tipo Match Point, l'Allen ultraottantenne preferisce chiudere senza strappi apparenti le sue vicende. Gli strappi in realtà sono laceranti, ma del tutto interiori: sono la morte nel cuore dei suoi, tremendi, protagonisti.
7/10
Carico i commenti... con calma