Linda: "Ogni tanto facevo qualche lavoretto per fare un po' di soldi... Ma un giorno la mia amica Susy mi ha chiamato e mi ha chiesto se volevo fare un film. Si chiamava La vulva allegra e io ho detto «Certo!». Mi ricordo che ero molto nervosa perché non l'avevo mai fatto davanti a una cinepresa prima di allora, okay? E così arrivo il primo giorno sul set e... c'era un tizio che mi si faceva da dietro e altri due enormi in divisa da poliziotti che insieme me lo mettevano in bocca. E ricordo che dissi a me stessa: «Recitare mi piace! ». Voglio studiare"

Un linguaggio sboccato, diretto, con espliciti riferimenti sessuali esaltano "La Dea Dell'Amore", film diretto, scritto e interpretato da Woody Allen nel 1995. Questa commedia in pieni anni '90 segna un nuovo modo di far ridere per il regista di New York, l'utilizzare un linguaggio volutamente sconcio non serve badate bene a dare una connotazione volgare alla pellicola, ma è fondamentale per caratterizzare in modo più deciso l'incredibile protagonista di questo film.

Linda (Mira Sorvino) è una ragazza svampita della provincia americana, oca, dalla famiglia disastrosa, sopravvive a New York girando film porno e prostituendosi, il suo sogno però è quello di fare l'attrice, "Ma come? Farlo con una donna davanti alla cinepresa è un'ottima esperienza? Questo ti farà diventare una star a Broadway?!". Lenny (Woody Allen) è un cronista sportivo sposato con una gallerista d'arte (Helena Bonham Carter), la coppia decide di adottare un bambino, crescendo il piccolo si rivela un genio e Lenny in crisi con la moglie decide che deve ritrovare la vera madre del figlio perché è sicuro di poter avere un 'intesa perfetta con lei, l'imprevedibile fato metterà Lenny sulla strada di Linda. Un lavoro di Allen dai connotati insoliti, concepito come una tragedia greca, (con tanto di coro che nello scenario dell'anfiteatro greco di Taormina sottolinea con canti e balli i momenti topici della storia), inizialmente non porta nulla di nuovo al cinema di Woody, intensa analisi dei personaggi, sguardo sempre immerso nella realtà metropolitana e dialoghi sofisticati, ma l'entrata in scena di Judy Orgasm (Linda) sconvolge il film che da quel punto in poi diventa travolgente.

Ritornano alcune gag visive, l'appartamento di Linda è un esposizione d'arte erotica molto improbabile e decisamente volgare, le battute si tingono di colori osé, "Ho avuto una particina nel film di Angela Dawson. Devo ammucchiarmi con lei", ma la sostanza dell'arte di Allen rimane invariata. Le scene sono accurate, il ritmo esaltante, le trovate comiche tutte valorizzate dai tempi giusti, un Allen maturo che cerca sempre qualcosa di nuovo e che tra momenti grotteschi e molto leggeri riesce ad affondare temi molto seri come la maternità e l'indipendenza della donna nella società contemporanea. Un film forse non eccezionale, ma tra la produzione di Allen merita sicuramente un posto di rilievo perché è una commedia che si distacca dalla prima produzione dei '90 e apre a toni leggeri e deliziosi, l'interpretazione di Mira Sorvino è memorabile, una scelta azzeccata che varrà all'attrice un meritato premio Oscar.

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