"Il mio ricordo più vivido legato a una vecchia canzone della radio mi riporta a zia Bea e a un suo boyfriend di allora, Chester, quando mi portarono al cinema a New York, Fu la prima volta che vidi il Radio City Music Hall. E fu come entrare in paradiso. Proprio non avevo mai visto niente di più bello in vita mia."
Una manciata di anni vissuti attraverso i ricordi di un bambino della New York degli anni '40, momenti appuntati per sempre nella memoria del piccolo Joe grazie alle emozioni che solo il fascino misterioso delle voci alla radio potevano regalargli.
"Radio Days" è uno dei massimi lavori di Allen non solo degli anni '80 ma di tutta la sua immensa produzione, una commedia diversa, dai toni malinconici, a tratti commovente, un ritratto intimo e toccante di un pezzo di storia del costume americano che ormai non c'è più. "I Giorni Della Radio" sono quelli del piccolo Joe (Seth Green) e della sua bellissima famiglia; per la prima volta Allen non dissacra la realtà famigliare ma costruisce per il piccolo protagonista una dimensione felice abitata da figure rassicuranti, la zia Bea (Dianne Wiest) con le sue storie ordinarie di amori mai decollati, la mamma ( una bravissima Julie Kavner), il papà (Michael Tucker) e tutti gli altri parenti che affollano la casa di periferia in cui tutti vivono insieme. Il film è dunque un ritratto di un modo di vivere umile, una quasi biografia degli anni giovanili del regista, infatti si può considerare Joe l'alter ego di Allen, impegnato solo come voce narrante adulta di Joe, ma è anche un affresco malinconico di un mondo che è ormai scomparso, fatto di stelle più o meno luminose e delle loro storie. Questa parte dell'intreccio che svela il lato reale e umano del mondo della radio è vissuto attraverso la storia di Sally (Mia Farrow), una venditrice di sigarette in un night che cerca di sfondare come cantante e che invece si ritrova a cantare in un spot per un lassativo.
Allen per tutto il film gioca sulla contrapposizione delle due realtà, per la famiglia di Joe le voci alla radio se la passano bene e hanno la dolce illusione che per loro la vita sia felice, perfetta, per Sally e tutti gli altri il vivere nella finzione e nell'apparenza è terribilmente doloroso. La pellicola è diretta magistralmente da Allen che si avvale della splendida fotografia di Carlo Di Palma e di costose scenografie, dirige un film corale dando a tutti i protagonisti il giusto spazio inserendoli nei loro piccoli momenti di vita; un film intenso e nostalgico, poco più di ottanta minuti di grande cinema.
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