Allen produce continuamente. Senza sosta. Il suo prodotto è sempre di ottima qualità per due motivi. Il primo è che il regista ama il suo lavoro, un mestiere che conduce da anni con grande professionalità ed attenzione. Il secondo è che prosegue nel suo dirigere senza condizioni e condizionamenti. Lasciatelo solo con la sua macchina da scrivere. Aprirà il suo cuore e sfornerà quanto di più leggiadro o complessato esso gli detterà. Sceglierà con economica cura tutti i dettagli, si avvarrà di professionisti seri ed attori adatti. Non rinuncerà alle sue idee ed al suo stile. Semmai si adeguerà all'unica esigenza necessaria per proseguire la sua opera. Quella economica.
Ed ecco che ancora una volta lo scenario di un suo film, dopo il precedente "Match Point", si svolge nell'ammiccante paesaggio londinese, tra city e periferiche tenute dalla spudorata eleganza. Non avevo mai considerato quanto Allen sapesse valorizzare angoli di una città maestosa come Londra. Ci riesce fin troppo bene anche in "Scoop", certamente meno patinato del precedente lavoro, ironizzando su quanto di più classico distingue lo stile inglese da più di 100 anni: la guida a destra. Se qualcuno pensa che la lontananza dalla sua Manhattan abbia nuociuto al regista, credo si sbagli. Londra finisce infatti per essere un nuovo vincente e convincente punto di partenza (ormai siamo alle soglie di una terza pellicola). Sta di fatto che Allen non rinuncia alla sua americanità o come lo definisce il critico e sociologo Frank Weller, americanismo.
Spezzo una lancia in favore della splendida (in quanto vera) Scarlett Johansson, attricetta scialba fino a che la vedi in foto e ne senti parlare, ma quando è in azione capisci subito che la giovane può fare quello che vuole dietro la macchina da presa. Mi ha impressionato, l'ho trovata adatta a qualsiasi ruolo. Sa essere adulta e bambina, seria o felice, goffa o sexy, agitata o depressa. E' una giovane di grande talento che Allen ha saputo valorizzare al 100%.
Passando al film. Una serie di battute velocissime, una pungente ironia rivolta all'upper class inglese, in una storiella grottesca, ma divertente. Una visione della morte, che qualche volta si riesce a raggirare con qualche trucchetto, il tutto in una Londra raffinata, ma diabolicamente afflitta da un moderno jack lo squartatore. A innestare la pellicola il classicissimo brano "Lo Schiaccianoci" di Tchaikovsky, che anticipa il tenore (anche in questo caso la musica giova un ruolo chiave nell'equilibrio del film) delle ambientazioni.
Allen interpreta i panni di un "eroico" (scoprirete voi perché) mago, tale Splendini, che fa divertire modeste platee con schemi e battute ripetute, e questa volta è alle prese con una giovanissima sedicente giornalista ed il fantasma di un defunto autore di scoop che si materializza nei pressi dei suoi "aggeggi" di lavoro. Il fantasma spinge la coppia a realizzare un pezzo di giornalismo investigativo, a suo dire un grande scoop, facendoli mettere alle calcagna di un ricco Lord che potrebbe essere l'omicida di decine di prostitute. Non sarà facile gestire la cosa, tra bizzarrie e nomi/ruoli fasulli oltre che l'innamoramento della giovane giornalista per l'aitante nobile.
Insisto nel dire che Londra, ed i suoi dintorni, appaiono nelle mani del regista come in una atmosfera magica ed armoniosa, a volte oscura e teatro di un imminente omicidio, a volte solare in occasioni di feste e ritrovi della nobiltà, per un insieme scenografico di sicuro coinvolgimento.
Sebbene la commediola sia prevedibile, essa risulta divertente e curata, ed i protagonisti, Jackman compreso (nei panni del Lord) risultano credibili e riusciti.
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