Sarà stato che durante le riprese del film, Allen è stato avvicinato e invitato all'inaugurazione di una arena estiva ospedaliera dalla "presidenta" della Regione Lazio, ed è malauguratamente venuto a contatto anche col Direttore Generale del nosocomio, ma l'Allen che ha co-scritto e diretto "To Rome With Love" è un cineasta in prognosi riservata.
Una pellicola che, hai voglia ad accusare la critica di essere prevenuta, è un gorgo di cliché anni '70, non ha spunti brillanti se non qualche idea (poi resa male nel taglio delle scene e soprattutto dei dialoghi), è recitato in maniera infelice da quasi tutti i numerosi attori coinvolti, e doppiato ancora peggio (il giovane avvocato, futuro genero di Allen, l'avrebbe doppiato meglio persino l'ultimo Bossi).
Una pellicola partorita solo con l'idea di completare il poker cine-geografico di Allen (New York, Londra, Parigi, mancava Roma), ma dove ci sono perfino un vigile ultra-romanesco con la patta gonfiata e un improbabile conclusivo cittadino semplice che si affaccia da una finestra su Piazza di Spagna (seeeeeeee..col cazzo se non sei un tesoriere di partito o un ministro).
Film deludentissimo, 16 euro buttati senza appello, e pensare che c'è chi ne parla gongolando su MyMovies.. bah. Ancora di salvataggio solo a Antonio Albanese, che svolge decentemente la sua parte, il rapido e divertente apparire di Scamarcio (nella stessa scena-gag) e, qualità recitative a parte, l'apparizione dell'aliena Penelope Cruz. Un'altra così non esiste, né al cinema, né nell'improbabile salottino Burlesque del nostro amichetto miliardario.
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