Dalle lande paludose della Florida si insinua il putrescente Foreverglade dei Worm, datato ottobre 2021. Le costanti del suono annoverano tra le sue oscurità il black e il doom, con taglienti accenti heavy e mefitica aria funeral. Il grind della voce ricalca mostruosità e si esprime anche sul graffiante versante scream (rafforzando il power corale quando sono in sovrapposizione).
Perché si dovrebbe dare valore a un album che dipinge di scuro una regione dello spirito e mostra scenari lenti, pesanti e sferzanti, estenuando tramite quel gusto orrorifico di prendersela con comodo nel seviziare, con riff e tamburi, l'anima dell'ascoltatore? Perché ascoltando il lavoro ne esce fuori un disprezzo labirintico deturpante.
Laddove tutto langue e trascina nelle profondità della melma, si staglia, sotto la grandinante batteria che rotea e martella ciclicamente come un pendolo terminale, l'anima heavy metal sguainata dalla grandissima chitarra solo, alla ricerca di un sole pallido oltre i miasmi delle nubi ingolfanti su quella zona d'origine (Empire Of The Necromancers e Subaqueous Funeral).
Le eteree ragnatele del synth, sfilacciate tra gli arbusti tetri, scuri, lividi, donano il venefico alone funereo che aggiunge distonie angoscianti controbilanciate dagli arpeggi e dai riff della sei corde (Cloaked In Nightwinds e il perfetto compendio di Centuries Of Ooze), almeno fintanto che le ritmiche rinvigorite non cercano di oltrepassarle, così da far respirare tutto l'apparato che risuona opprimente, soffocante (Foreverglade), discordante da una visione omogenea del suono.
L'attitudine death metal fa emergere una percezione generale di corruzione in chi suona, che pare proprio il distinguo di questo album, in modo tale da abbruttire ancora di più quel brutal, straniante nelle parti melodiche, di cui si è testimoni.
E invero non c'è salvezza lungo questo ascolto, se non nella psichedelica copertina (che rappresenta uno sgargiante contrasto acido con i catramosi toni sonori) e spaziando a cavallo dei guizzi ben assestati demandati soprattutto alla chitarra, e al solido supporto della parte ritmica. La disunione, i tempi di scansione troppo latenti, fanno sentire la mano della produzione che probabilmente è mirabile nel creare lunghi moduli sonori diversi, rendendo appetitoso Foreverglade anche per i palati non affetti dal macabro, riuscendo inoltre filmico e travagliato, quanto interessante e impegnativo.
Phantom Slaughter: Vocals / Guitar / Synth / Bass
Nihilistic Manifesto: Additional Guitar / Solos
L. Dusk: Session Drums
Equimanthorn: Additional Synth
Mixed and Mastered by Stephen DeAcutis at Sound Spa Productions
Cover and interior artwork by Brad Moore
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