Sarà che nella mia finora breve carriera di ascoltatore non mi sono passati fra le mani molti dischi che possano essere catalogati come avant-garde ma l'incredibile debutto di questo quartetto francese (Emmanuel El Worm: Voce, chitarra-Efflam: Batteria-Romain Yacono: Basso-Fred Patte Brasseur: Chitarra) di Rouen mi ha davvero impressionato. Il disco in questione è del 2005 e in pochissimi se ne sono accorti, ciò non mi sorprende affatto. Questo è uno di quei tipici album che per svariate ragioni che andrò ad elencare non possono piacere a tutti. Questi quattro pazzoidi partendo da una base di metallo pesante infarciscono il loro sound di stacchi folk e a volte al limite del jazz, accelerazioni velenose che fanno da contraltare a rallentamenti in pieno stile doom, arpeggi sinistri, inserti di musica classica (si fa largo uso di strumenti sinfonici), imprevedibili intro elettroniche, parti parlate in francese e atmosfere gothic.
Detto così è difficile da credere e di certo non siamo di fronte alla band che cambierà le sorti della musica (qualcosa di simile alla proposta dei Wormfood lo hanno fatto gli Arcturus, i Samael o i Therion ben prima). Di certo ascoltando questo "France" ci si  trova letteralmente spiazzati di fronte a composizioni incredibilmente fuori dalla norma. Provare per credere song come "Miroir de chair" che è doom/death allo stato puro (chi ha detto My Dying Bride?) squarciato dall'inserimento di archi e tastiere veramente inquietanti; oppure "TEGBM" che alterna aggressivi riff thrash ad aperture di musica classica da brivido. Ascoltando "Love at last" si ha l'impressione di avere a che fare con dei Type O Negative un pò più arrabbiati, con cori di voci femminili che fanno da sfondo alle evoluzioni vocali di Emmanuel che si destreggia fra sussurri, clean vocals disperate e screaming maligno; oppure la bellissima "Bum Fight" che parte con riff da giorno del giudizio e poi si snoda tra attacchi thrash/death guidati dal growl sgraziato del singer, rallentamenti con terribili vocine filtrate ed un finale dalle atmosfere veramente opprimenti.
Inutile cercare di descrivere le altre songs "France" è un'opera che va ascoltata  nella sua interezza, non dubito che anche orecchie più allenate a questo tipo di sonorità ad un primo ascolto possano rimanere interdette. Il valore e la bellezza di questo disco vengono fuori solo dopo svariati ascolti. "France" ha come difficile obiettivo il cercare di descrivere i  mille volti (specialmente quelli più scomodi) di una società comunque complessa come quella francese. Per questo una menzione particolare la meritano i testi tutt'altro che banali: temi non facili come la diversità, il degrado sociale, la pedofilia o la povertà vengono trattati con uno stile che mischia senso del macabro, grottesco e un pizzico di ironia senza mai caedere nelle retorica da quatro soldi.

Più che buona la prova di tutti i musicisti coinvolti; soprattutto il frontman Emmanuel che fa ampio sfoggio del suo vasto registro vocale. La produzione è affidata ad Axel Wurnsthorn (leader dei Carnival in Coal, altra band assolutamente fuori di testa) ed è più che buona; solo in sporadici frangenti i suoni sono leggermente confusi e opprimenti. Potenza, emotività, estro compositivo, ottimi musicisti, temperamento... che altro diamine volete? Chapeau!

Carico i commenti...  con calma