Sin da bambino sono sempre stato attirato dai film di Kung Fu, quelli che passavano alla fine degli anni '70 nelle novelle emittenti locali tipo TVR Voxson, e negli anni '80 un po' dappertutto. Rimango affezionato al target orientale senza contaminazioni della longa manus hollywoodiana. Ho trovato poi la sublimazione in un prodotto come "KU FU, dalla Sicilia con Furore" dove l'italica mistificazione metteva la pietra sopra agli occhi a mandorla.

E invece in una tarda sera degli anni '90 mi ritrovai in una selva di zapping compulsivi dove di colpo il televisore mi si incantò su TeleStudio, canale 61. Era appena cominciato un film dal titolo "Ninja il cacciatore" (Wu Tang vs. Ninja o Ninja Hunter i titoli internazionali), il solito film di arti marziali mi dissi, tanto in finale sono tutti uguali, aggiunsi mentre mettevo una VHS per registrarlo. Non l'avessi mai detto che già dai primi minuti mi si drizzarono le orecchie e gli occhi strabuzzarono. Allenato a combattimenti di altre pellicole che in linea di massima sono sempre gli stessi, dovetti subito constatare che quello che stavo vedendo non era la solita minestra.

La storia conta poco, al maestro "bianco" dei Wu Tang, Pak Mei si chiama, gli girano i coglioni che i monaci Shaolin, che condividono "fraternamente" il potere, sono più gettonati e decide di chiamare dei Ninja reietti dal Giappone per attaccare a sorpresa il monastero e uccidere tutti gli avversari e diventare il sommo maestro senza comprimari.

Questo perché al primo combattimento lui sfida, per dimostrare che la sua scuola di Kung Fu è la migliore, un monaco dei più bravi che gli fa il culo e il desiderio di vendetta fa sì che nell'allenamento per migliorarsi va ad avvalersi di tecniche occulte e vampiresche, traendo l'energia vitale, che gli permette di acquisire una pressoché completa invulnerabilità, da bellissime ragazze che dopo essersele ingroppate (presumo), le succhia energeticamente con un rituale viscido che le uccide non prima di farle diventare delle vecchie.

Inoltre l'energia acquisita viene sfruttata per sviluppare un colpo potentissimo dove le mani si trasformano in vere e proprie pistole perché letteralmente "sparano" con nuvoletta di fumo incluso. Dopo che, con la sua marmaglia letale di ninja, ammazza un po' tutti tra monaci, maestri e super maestri bravi, rimangono solo i due fratelli a cui il padre, prima di morire anche lui per mano del cattivo, insegna l'esclusiva tecnica del colpo col dito perforante (finger job).

Assistiamo per tutto il film, con alcuni stacchi guardoni morbosi dove si vede pure qualche tettuccia, ad un susseguirsi di situazioni di combattimento tutte assurde, tutte mai viste prima, tutte sorprendenti nel contesto di una fantasiosa biomeccanica marziale dove anche la palese inverosimiltà di alcuni movimenti viene da noi avallata, complice una genuina esaltazione influenzata da una mistura bizzarra tra movenze, dialoghi, costumi, trucchi, dramma, situazioni, maschere e via discorrendo.

Che dire delle sopracciglia del maestro bianco (quello cattivo) che si uniscono all'attaccatura dei capelli, come non esclamare un "Me Cojoni!" quando sempre il maestro bianco si fa attaccare da tre "camerieri" con delle lance che pur affondando i colpi non riescono a infilzare il corpo e le piega col collo, dicasi lo stesso per la grande ascia che non lascia neanche il benché minimo segno e altresì rimaniamo colpiti dal rumore metallico del corpo che respinge con una risata le armi bianche che neanche il solletico gli fanno.

Ad un certo momento c'è un combattimento molto articolato dove a metà del quale da una grande anfora fuoriesce uno zombi incandescente (!) che ti attacca col suo Kung Fu bollente che quando gli tiri il colpo al contatto inevitabilmente ti bruci e che se per caso ti colpisce ti lascia un'ustione che non ti dico.

E ancora i tre fratelli ninja alleati col "bianco", uno con la lancia e coi baffetti da Hitler (?!?), uno che usa dei cerchi che alla bisogna strangolano o esplodono, l'altro che scompare e riappare trasformandosi da tappeto volante, e i ninja che quando si spostano che basterebbe un passo normale per andare da qui a lì, devono per forza fare una capriola che non serve a un cazzo.

Scontri con tecniche tipo a chi si pista i piedi per primo, calci in faccia che fanno ruotare orizzontalmente in aria innumerevoli volte il malcapitato "derviscio" di turno, salti che praticamente volano che non gli serve l'ascensore né la funicolare, ferite mortali dove il sangue esce a schizzo manco fosse un idrante.

Ad un certo punto i tre ninja cattivi si scontrano coi due fratelli bravi, quelli con l'indice penetrante, dove a un certo momento il ninja vestito di giallo è a terra e viene per sbaglio pugnalato a morte da suo fratello, quello che si trasforma in tappeto, e guardandolo fa una faccia prima di schiattare della serie: "ma che cazzo hai fatto"...

I due fratelli buoni fanno i cavalieri con la ragazza giovane salvata in precedenza che viene rapita dai ninja e portata dal capo sporcaccione (sempre quello bianco) che la interroga spogliandola a distanza col solo il muovere della mano che con le dita, messe tipo come quando ti benediva Gesù Cristo, le muove a mulinello e il vestito se ne và. Poi continua, con le parole e suppliche della ragazza che dice che non cederà mai, e con una tecnica particolarissima da dietro tocca dei punti sulla schiena della fanciulla e poi con un movimento veloce in avanti va a toccare decisamente le tette. La ragazza dopo lo stupore d'indignazione ha un momento di stizza perché le sta piacendo e poi cede all'amplesso accompagnato da una musica che è tutto un programma.

Pak Mei (il cattivo) va a cercare il monaco del primo combattimento, quest'ultimo sfodera la tecnica Chin Chun Shi degli indici ma l'invulnerabilità dello Wu Tang respinge i colpi in sequenza dati su: collo, tempia, fronte, petto, fianco, gamba, palle... niente. Poi vabbè il "bianco" lo fa fuori spaandogli dalle mani nude, mah...

In un altro combattimento i cattivi usano la tecnica "Archimede" accecando, col riflesso di degli specchi applicati sugli scudi, il bravo di turno; arriva l'amico che tira fango sugli specchi e fanno fuori tutti compreso uno che nel doppiaggio italiano quando gli spezzano il braccio tira fuori un "Aia" e quando si prende un frontino definitivo fa "Aio".

Nella seconda parte del film troviamo i due bravi protagonisti che si allenano su trespoli per perfezionare l'equilibrio e che di giorno in giorno acquisiscono sempre più padronanza della tecnica del "dito", dove 'ste povere dita a fine allenamento sono martoriate e sanguinanti e prima e dopo non mancano marcate smorfie di dolore sulle loro facce. Sono loro che poi sfideranno nel duello finale (non vi racconto come va) il fetentone dalle sopracciglia folte che fanno tutt'uno con l'attaccatura dei capelli, ma prima fanno piazza pulita dei ninja, compresi i tre capetti, in un memorabile scontro nel loro campo d'addestramento.

Pur avendo spoilerato un bel po' di cose sono convinto che la visione non sarà influenzata talmente è incredibile e inverosimile la pellicola che possiede un non so che di presa in giro molto divertente che mi ha portato a rivedere il film innumerevoli volte dove l'ho sempre consumato con grasso piacere, trovando l'usufrutto solido nei suoi "vaneggiamenti".

Che dire di certi dialoghi che rafforzano l'incredulità e buttano benzina sul fuoco della mistificazione: stiamo volentieri al gioco di questa concreta "presa per il culo":

"Fratello posso andare? Va bene, ma stai zitto. Fratello ma dov'è il grande vecchio? Sta facendo il Kung Fu"...

"Peccato che alcuni sono scappati come Lung Wu e Un Gay. Non preoccuparti, dovunque essi si nascondano noi li troveremo in quattro e quattr'otto. Ooh, beh grazie tante".

Anche se è un prodotto di Taiwan, "Roma, (rimane) la capitale della Cina", diceva una volta Franco Franchi, "mano di travertino"...

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