Quanto ho amato gli X, il gruppo di Los Angeles preferito dal mio giradischi per quasi tutti gli anni 80. ll loro era un punk vivace e melodico, elegante e bello carico di r’n’r, diretto e freneticamente punk nella denotazione musicale. I primi due dischi prodotti da Ray Manzarek dei Doors sono degli autentici capolavori, specialmente il -Los Angeles- dell’esordio. Ecco, gli X sono ritornati in pista dopo 35 anni con un nuovo disco -Alphabetland. L’amore è una brutta roba, perché spesso è nostalgia di qualcosa che non potrà mai tornare: così mi sono detto -perché non ascoltarli? Certo è impossibile riportare in auge l’energia e il fasti dell’epoca, riproporre la carica esplosiva dei loro concerti, la lirica poetica un po’ scura dei testi di Exene Cervenka… Già ascoltando il primo pezzo del disco -Alphabetland- dopo 5 secondi esatti un bel sorriso mi ha illuminato la faccia, e non è così frequente di questi tempi improbabili.

Scendo nel dettaglio: Billy Zoom ha perso il look rockabilly di quando era giovane, ma la chitarra è sempre il suo mulinello; John Doe ha mantenuto il basso dal ciclo motoristico; le braccia di Bonebrake a pestare sono ancora belle svelte; c’è tutto il carisma dell’inno nei duetti vocali di John Doe e Exene, che li ha resi celebri e inimitabili… La tastiera di Ray Manzarek non c’è più ma la chiamata di Robby Krieger alla chitarra nell’ultimo pezzo passa il testimone nella corsa della continuità spirituale con i Doors. Ecco, questi sono gli X incuranti del tempo e delle rughe sui volti. Cazzo, la pesantezza dei corpi è compensata da un senso di leggerezza nostalgica nelle canzoni: sento qui dentro l’illusione romantica ed emotiva dell’adolescenza. L’intero disco scorre via pervaso di questa espressività, in un prodigioso e avvincente campionario punk anni 80, personale, brillante, incisivo. Trovo a sorpresa -Cyrano De Berger’s Back- un pezzo che John Doe cantava con i Flesheaters in – A Minute to pray, a second to die- nel 1981. Con -All the time in the world- la Cervenka chiude il disco in un anomalo e jazzistico spoken word. Si dice che la canzone allude alla prematura scomparsa della sorella Mirielle, uccisa in un incidente nel 1980 proprio mentre andava a vedere uno show degli X. Parlando della morte si celebra la vita attraverso il dolore, perché non è vero che tutto passa e ritorna come prima. Chissà, forse mettere un pezzo così alla fine del disco è come fare un altro passo in avanti, perché in fondo della vita il richiamo non ha fine. Se guardo alla miseria di tanta musica di oggi mi viene da dire che questo è un disco colossale. Un disco da amare, e se lo comprate in vinile, perché no, da consumare sotto la puntina del giradischi. Stop. Io ho 60 anni e sono un fan degli X e voglio invecchiare come fanno loro. 1-2-3-4... I Gotta Fever...e questo è -Amore- non il corona-virus.

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