Gli X sono stati uno dei gruppi più originali del “beach punk” californiano. Rispetto a tante altre hardcore band losangeline dei primi anni 80, gli X si distinguevano per un approccio più eclettico, più fantasioso, più disteso, più malinconico e soprattutto più propenso al recupero di sonorità e stili dei due decenni precedenti. Quello degli X è roots-rock per l’era del punk e della new wave. E’ una musica di compromesso tra passato e presente, capace di rispolverare i maestri del rock e di guardare a loro con lo spirito disilluso degli anni 80. Il fascino dei loro brani si regge soprattutto sui magici duetti vocali della coppia John Doe/Exene Cervenka, capaci di rievocare l’epos dei migliori Jefferson Airplain. “Under The Big Black Sun” (1982) è il loro terzo album e uno dei loro vertici.

La partenza è col botto: “Hungry Wolf” ci regala subito un trascinante crescendo emotivo, sorretto sul chitarrismo “voodoobilly” di Billy Zoom, dettato dai repentini cambi di tempo della batteria di Don Bonebrake e nobilitato dai voli pindarici di due voci suggestive, capaci di rievocare Jim Morrison e Grace Slick con una grazia commovente. Il boogie sfrenato di “Motel Room In My Head” alterna momenti di tensione e di distensione, mentre “Riding with Mary” si crogiola in un mood che oscilla tra l’inquieto e l’estenuato. Se “Come Back to Me”, il lento di turno, romantico e revivalista, contribuisce ad allentare la tensione, sono il riff squillante della title-track, nonchè l’arrembante “Because I Do”, a risvegliare e rinvigorire gli animi affranti dai primi brani.
“Blue Spark”
è il brano più criptico del disco, col suo incipit marziale e il suo andamento ipnotico e circolare, mentre “Dancing With Tears In My Eyes” è ancora un richiamo alle radici, una serenata in cui si riesce pure a riesumare il fantasma degli Abba. “Real Child of Hell”, col suo passo di carica e il piglio epico, scuote nuovamente l’atmosfera, mentre la cantilena epilettica di “How I” (col canto malizioso di Exene) prepara la strada allo showdown finale di “Have Nots”, vigoroso e accorato boogie in cui si riassume la filosofia del gruppo.

“Under The Big Black Sun” è dunque un’opera sfolgorante, merito soprattutto del songwriting ispirato. Nonostante l’evidente richiamo ai “classici”, la musica degli X si tiene quasi sempre ben lontano dal puro revival: gli X rappresentano l’animo nostalgico dei punk, o anche il modo (disincantato) in cui la generazione della new wave guardava quella degli hippy. In questo senso, la metafora del titolo (il “sole nero”) risulta perfetta per descrivere l’attitudine del gruppo.

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