X Wild…una band nata quasi per ripicca. Era il 1992 e i Running Wild stavano terminando il tour del magniloquente “Pile of Skulls” quando Rock’n’rolf, leader della band tedesca, licenziò il chitattista di turno Alex Morgan, che andò poi a raccontate l’accaduto all’amico Jens Becker, bassista dei pirati teutonici ai tempi di “Blazon Stone”. Quell’incontro fu il proemio d’una poetica vendetta morale, l’inizio di un ambito indipendentismo musicale da cui poter trarre i mezzi per combattere ad armi pari con la band del sentenziatore Rolf Kasparek (proponendo peraltro un genere molto simile). Fu l’inizio di un tortuoso biennio di affinamento compositivo, durante il quale gli X-Wild (sorretti dal drummer Stefan Schwarzmann e dal vocalist Frank Knight) pubblicarono i primi discutibili album ("So What", 1994 e "Moster Effect", 1995) , che aspramente evidenziavano le ingenuità del duo Morgan-Becker, dal punto di vista del songwriting. Fu proprio “Savageland” del 1996, l’album della svolta qualitativa; un lavoro che fu in grado di combattere dignitosamente con i capolavori della scena heavy/power tedesca di quel periodo: era lo stesso anno di “Tunes of War" dei Grave Digger, mentre “Black Hand Inn” dei Running Wild, era uscito appena due anni prima.

“Savageland” getta l’ascoltatore in un mondo arcigno e cavalleresco, abitato da guerrieri spavaldi e barbari ribelli, un mondo dove l’onore è plasmato da eroi che brandiscono bronzei gladi e asce bipenni. A tale proposito, “Murdered in s thy Name”, “Die Like a Man” e “Chaos Ends”, hanno l’acre sapore di una battaglia campale, mentre “Dragonslair”, “Fields of Blackbirds” e “Hunting the Damned”, conservano quel pathos romantico degno del vero metallo epico. Un momento asfittico vela la tracklist: “Children of the Underground” è sorretta da voci infantili e sinistre, come fossero una moltitudine di echi spettrali, celati in un arcana spelonca, che sussurrano all’ascoltatore una macabra e raggelante nenia.

Dopo questa prova, la band si sciolse definitivamente, lasciando però un dignitoso testamento: “Savageland” fu un’impavida creazione che competé con onore contro le grandi band di quel periodo, infatti non è un caso che l’opener di questo disco si chiami proprio “Braveheart”, una canzone ribelle e guerrafondaia che romanticamente riflette quello che all’epoca era custodito nell’animo degli X-Wild; un niveo messaggio che sbraitava: “Noi non siamo gli scarti di nessuno!"

Federico "Dragonstar" Passarella

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