Il 2012 è stato un album altamente prolifico per il duo Jamie Stewart/Angela Seo. 

Dopo un album ("Always) che, pur non essendo tra i loro migliori, cresce ad ogni ascolto, passo dopo passo, una bellissima cover di "Always" degli Erasure, finita su uno split con i Dirty Beaches, e un paio di pezzi strumentali d'improvvisazione noise ("Quagga" e "Lil What's Your Problem") ecco che, quasi in sordina, il genio straniante di Stewart rilascia, anche, questa composizione di ventuno minuti.

Ventuno minuti pesanti come un macigno. Il pezzo, "Fortune Teller" è l'esatta antitesi di tutto ciò che l'eterno bambino di San José ha prodotto durante quest'annata così esplosiva per la sua schizzata creatività. 

"Fortune Teller" è un mantra. Una ripetizione a catena di probabilità, sussurrate, acappella, nella più immensa desolazione di un anfratto buio del proprio cuore.
Nessuno strumento a importunarlo, se non negli ultimi minuti, dove un leggero disturbo elettronico ne scarnifica ulteriormente il timbro.
Una preghiera ripetuta, senza un minimo accenno di canto, che è il simbolo di una tristezza che lambisce e scarnifica la carne

Un incantesimo marcio e straniante che parte nell'assoluta non-musicalità dell'operazione, fin quando, inconsciamente, il ripetersi assiduo di "No, No, No/Yes, Yes, Yes/Perhaps, Perhaps, Perhaps/Maybe, Maybe, Maybe" non si tramuta in una ritmica tutta sua. 
Impossibile valutarla, almeno dal piano musicale, perché non è musica, ma al contempo lo è, solo che non si capisce bene che cosa sia. E alla fine sono due le possibilità: o incazzarsi a morte e spegnere immediatamente il lettore CD, o coglierne la disperazione sussurrata, farsi affondare, soffocare. Per poi, scoppiare a piangere, ironizzando sul vuoto che ci circonda.

Tutto è probabile.
Niente è certo.

YES. YES. YES.

NO. NO. NO.

PERHAPS.

PERHAPS.

PERHAPS.

Carico i commenti...  con calma