Jamie Stewart è l'incarnazione dei miei sogni e dei miei incubi. Lui nel suo equilibrio stravolgente tra la crudezza disperata e la dolcezza infantile, perso nel suo crogiuolo di rumore e passione, riesce sempre a struggermi. Sempre. Ed è anche grazie a lui che gli Xiu Xiu dominano sempre nelle mie orecchie, come una valanga inarrestabile. Ghiacciata, violentissima, meravigliosa.
E mai la sua poetica, lirica e trasognata, è raccontata meglio che in "Knife Play", album d'esordio della formazione: eccelso capolavoro di stupori oscuri. Un continuo emergere e rituffarsi nelle tenebre, una gara a nascondino tra le pieghe della psiche, con vista su una discarica di bambole incendiate e traumi infantili chiusi nell'armadio. Dove il suono di una mutanda abbassata di nascondo è la chiave di inferi nascosti nell'anima, di fugaci ed emblematiche scappatoie verso il nulla e non ritorno.
E già dall'opening, splendida, "Don Diasco", vengo trascinato a forza tra i subliminali latrati del Lete. è il suono, strepitoso, del viaggio catartico in un inferno che non ha perso la sua umanità e il suo cuore marcio. E rimango incantato tra questi undici pezzi che sigillano la bellezza primaria di un gruppo che suona insieme naif, complesso, ostico ed incredibilmente, allo stesso tempo, piacevolissimo.
Dall'estatico crollo nervoso di "I Broke Up", con il suo sincopato urlo "Don't fuck with me! Don't fuck with me", allo splendido tour de force di "Luber", dichiarazione d'amore inquietante soffocata dallo strepitio dei suoni, passando per una perla di bellezza come la bellissima "Suha" o la disperata "Hives Hives"...
Ogni canzone è un'anima a sé stante, uno spettro che avvinghia chi le degna di un minimo di attenzione, finendo per ammaliare con esplosioni di furore poetico urlato nel buio ("Homonculus"), trascinarti in un lirico tergiversare timido ed introverso per poi gettarti in una coda musicale che sfida gli angeli e li sodomizza ("Poe Poe"), o investirti di crudezza ed improvvisi squarci di gioia luttuosa ("Over Over").
Fatevi investire anche voi. Tra le urla di un ragazzotto che non esita ad entrarvi tra le tempie e lo sferragliare di melodie che paiono uscite dai mostri incastrati nella sua ugola. Lasciatevi travolgere dai suoi scheletri nell'armadio e dal suo ambiguo sguardo, sempre fisso su di voi.
Sempre fisso su di voi.
Sempre fisso su di voi.
Sempre fisso su di voi.
La macabra e perversa bellezza è tutta qui.
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