Jamie Stewart, eterno bambino curioso imprigionato nel corpo di un quarantenne depresso si è fatto grande.
Appassionato di Haiku e di bird-watching, Stewart abbandona il suo look che l'ha reso ancora più strambo -ma incredibilmente sincero, vero, non montato- di quello che già è: via i calzini, gli zainetti colorati e gli shorts. Jamie ormai ha i suoi quarant'anni e si presente al suo pubblico incravattato, nei panni di un improbabile crooner del terzo millennio.
L'idea alla base di quest'album è quanto meno ambiziosa: riproporre i classici del proprio idolo personale (in questo caso Nina Simone, da sempre l'artista preferita del leader degli Xiu Xiu) in veste sperimentale-noise.
Accompagnato dalla fedelissima Angela Seo e, persino da Michael Gira, "Nina" è un personale atto d'amore alla propria musa ispiratrice.
Diciamo subito che non è un disco per tutti: è un disco puramente rivolto ai fans sfegatati della band californiana (tipo me) o a chi già conosce e ama Nina Simone. Perché è un disco rischioso. Come ben sa chi li segue in ogni passo della loro carriera, nelle uscite "minori" gli Xiu Xiu si prendono tutte le libertà del caso: quindi, capita che pubblichino un album di rumore bianco al mese, oppure che facciano cover estreme di Pussycat Dolls e Rihanna, che si limitino a ripetere "yes/no/perhaps" per venti minuti e via dicendo.
"Nina" è un album quantomeno rischioso. Musicalmente è eccezionale: è jazz sregolato, estremamente godibile, free nel senso più radicale del termine. Tra le undici cover, l'unica "See Line Woman" (irresistibile) riesce ad acchiappare subito, dimostrandosi persino orecchiabile e ballabile. Con la gola rotta dal pianto, a tratti persino delirante, Stewart incanta, sconvolge, ringhia, riuscendo persino a ribaltare un classico-capolavoro come "Four Women", trasformandola in un urlo liberatorio. E poi c'è l'opener "Don't Smoke In Bed", depressa-deprimente litania su tappeti di fiati che accresce brividi e lacrime, mentre per altri potrebbe solo accrescere gli sbadigli. Mai come in questo caso, gli Xiu Xiu pubblicano un album che spacchi a metà il pubblico.
Siamo lontanissimi dai vertici assoluti del capolavoro "A Promise", ma la forza di questa musica è grande anche in un'uscita minore, in quest'elenco di cover che sono semplice omaggio. C'è ispirazione, c'è respiro, c'è genio. Così fluttuiamo tra l'apocalisse di rumore di "You'd Be So Nice" (splendida), la bellissima spontaneità di "Just Say I Love Him" e la giocosa "Pirate Jenny", fino a sprofondare nell'intensa e atmosferica "Flo Me La".
Se Jamie Stewart ci ha sempre mostrato come si potesse fare una canzone devastante e indimenticabile con il minimo e con assoluta libertà espressiva, qui accade l'opposto: tutto è artefatto, stratificato. Ci sono suoni, colori, distorsioni. Tutto è compatto, elegante e raffinato, ma allo stesso tempo assolutamente fuori controllo. E così quando sfuma l'ultimo rantolo di "Don't Smoke In Bed" mi sale il magone.
Jamie è maturato, si è fatto grande certo, ma non ha mai smesso di spezzare cuori. Fortunatamente.
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