Il pregiudizio negativo sulla musica degli anni '80 è davvero duro a morire. Non pochi sono soliti pensare che una certa temperie culturale (comprendente il reaganismo, lo yuppismo, la "Milano da bere", oltre ad un certo qual riflusso disimpegnante) abbia ammorbato a tal punto la società dell'epoca che anche i prodotti artistici, in primis la musica pop, ne siano usciti inevitabilmente compromessi. Tale generalizzazione, che dà conto solo di un lato dello sfaccettato decennio, si rivela fallace non appena si passa ad elencare i numerosi ottimi lavori prodotti in quel bistrattato periodo, non inferiori, sia per qualità che per quantita, ad altre decadi, eccezion fatta per gli anni '60. Chi fosse ancora titubante ed è alla ricerca di conferme all'opinabile tesi del modesto recensore, può senz'altro prendere in considerazione i lavori degli anni '80 degli XTC, partendo proprio da "Skylarking".

Il gruppo guidato dal geniale Andy Partridge, aggettivo adoperato, in questo caso, in modo non iperbolico, si è sempre distinto, fin dal debutto, per il suo pop fantasioso, brillante, psichedelico, ironico. In "Skylarking" queste caratteristiche vengono esaltate da un produttore d'eccezione, il "mago" Todd Rundgren, che riesce a tirar fuori dalla band il meglio, pur avendo avuto con i suoi membri non pochi contrasti e divergenze durante la registrazione del lavoro.
Partridge, Moulding e compagni continuano proprio laddove Lennon - McCartney avevano consensualmente interrotto il loro discorso musicale, cercando però di approfondire soprattutto, tra le tante prolifiche vene dei Fab Four, la più folle e visionaria, quella di "Yellow Submarine", di "Sgt.Pepper's", per intenderci. Ma non ci sono solo i Beatles con le loro marsine variopinte a presenziare; anche il Brian Wilson più umbratile e melanconico fa capolino, l'autore di "Pet Sound", l'artista con i prodromi del "male oscuro" che lo attanaglierà per gran parte dell'esistenza, che ha messo da un pezzo nello sgabuzzino l'odiato surf. Su questa nobile linea "beachbeatlesiana" ( ma, attenzione, non siamo di fronte semplicemente a degli ottimi epigoni) si attesta la triade iniziale dell'album "Summers Cauldron", "Grass", "The Meeting Place", con atmosfere bucoliche e sognanti.

Nell'album vi sono, però, altre songs memorabili e anche altri riferimenti perfettamente "metabolizzati". "1000 Umbrellas" è il r'n'b che non ti aspetti, con le sghembe armonie degli archi e la duttile voce di Andy a rincorrersi. "Season Cycle" è scanzonata, solare, con cori a metà tra i Beach Boys, ancora loro, e CSN & Y. "The Big Day" è puro flower power, psichedelia masticata fino al punto da poter produrre questo bubblegum dai colori dell'iride, davvero un piccolo portento. Ma c'è anche l'incedere ipnotico e sinuoso di "Another Satellite", che sarebbe potuta entrare nel repertorio dei Joy Division se al nero Curtis avesse preferito le tinte pastello. Ci sono anche incursioni nel jazz, fuso con il pop più deviante, come nel caso di "Mermeid Smailed", o più regolare, quasi gershiwiniano, come nella sincopata "The Man Who Sailed Around His Soul", titolo che è già tutto un programma. Si chiude con Moulding che dà sfogo al suo radicale scetticismo nel suggestivo crescendo acustico di "Dear God", b-side del singolo "Grass" e non presente nell'ellepi originale, ma inserito a furor di popolo nel cd.

Sono questi gli anni '80 che andrebbero (ri)scoperti; la prospettiva, soprattutto dei più giovani, potrebbe cambiare.

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